Gian Piero de Bellis

 

Poliarchia : un Manifesto

(2000)

 


 

Parte III

il Presente/Futuro


36.  La crisi dello statismo

37.  La crisi morale

38.  La crisi materiale

39.  La crisi politica

40.  La nuova realtà>

41.  I nuovi semi

42.  Il nuovo paradigma

43.  I nuovi requisiti

44.  Il nuovo scenario

45.  La Poliarchia

46.  Princìpi

47.  Protagonisti

48.  Processi

49.  Considerazioni finali

 


 

36.  La crisi dello statismo  (^)

Verso la fine del XX secolo, lo statismo è entrato in una crisi terminale da cui non sembra possa venirne fuori. Questo perché lo stato in sé stesso, la sua esistenza e sopravvivenza, sono diventati il Problema, vale a dire la fonte vera della maggior parte dei problemi. E come la soluzione di un problema consiste nel superare il problema stesso eliminandone la sorgente, così la soluzione alla crisi dello statismo consiste nell'andare al di là dello statismo attraverso la progressiva estinzione dello stato.

Troppe speranze e credenze riguardo allo stato che troppe persone coltivavanocome cose care nel loro cuore sono diventate troppo care per essere mantenute più a lungo. Troppo care in termini di corruzione morale, fallimento materiale e pura idiozia politica.

Esaminiamo i principali aspetti della crisi dello statismo che si possono ripartire in tre ambiti :

- Crisi morale

- Crisi materiale 

- Crisi politica.

 

 

37.  La crisi morale  (^)

Il segno più evidente della crisi morale dello statismo è la sua mancanza di ogni valore di progresso. Dopo il crollo di principi falsi come il senso della patria, l'orgoglio razziale, l'eroismo militare, essi sono stati rimpiazzati da altri messaggi menzogneri condensati in parole suadenti come 'l'interesse pubblico' e il 'bene collettivo', formule convenienti per mascherare il saccheggio e la rapina delle risorse da parte di gruppi parassitari.

Nulla fornisce un esempio migliore della bancarotta morale dello stato che la sostituzione totale della moralità con la legalità. Il funzionamento della società è visto come la messa in opera di ogni sorta di regolamentazioni e restrizioni imposte dall'alto e non come il frutto del libero interagire di esseri umani dotati di moralità e di razionalità. Il risultato è che gli stati con più controlli e disposizioni di polizia sono anche quelli che presentano il maggiore disordine e malessere sociale. Come il drogato vede nella continua assunzione di droghe la soluzione ai suoi problemi e non vuole riconoscere che la presunta soluzione non è altro che un allargamento e sprofondamento ulteriore nel problema, così avviene per lo statismo quando si fa paladino di sempre maggiori regolamentazioni e restrizioni.

Un altro indicatore della crisi morale è la credenza nel potere taumaturgico del denaro. Lo statismo ritiene che il denaro possa risolvere qualsiasi problema derivante da qualsiasi situazione, in ogni tempo e in ogni luogo. Il risultato è la moltiplicazione e intensificazione di problemi morali, con la formazione e l'inserimento di potenti gruppi mafiosi e di piccoli criminali come sotto-sezioni dello stato

Sotto il dominio dello statismo sembra che non vi siano limiti alla follia giuridica (le ingiustizie della cosiddetta 'giustizia') e allo spreco del denaro (ad esempio, la sottrazione o il cattivo uso delle risorse finanziarie), soprattutto quando tutto ciò va a vantaggio di forti interessi parassitari mascherati come interesse pubblico generale. Sotto questo profilo, almeno, il capitalismo offriva una visione meno ipocrita e più sincera quando sosteneva, a torto o ragione, che l'interesse particolare avrebbe alla fine operato per il bene della collettività. Più astutamente, lo statismo, in maniera ingannevole, fa passare alcuni interessi settoriali o prettamente egoistici come interessi pubblici generali.

Ma la differenza principale tra i due è che, mentre il capitalismo è stato un periodo storico di progresso e di avanzamento produttivo, lo statismo è una fase storica caratterizzata dal parassitismo, e in nessun modo il parassitismo può mai essere nell'interesse pubblico. Inoltre, mentre il capitalismo era attento e risparmiatore nell'uso delle risorse, lo statismo è spendaccione e scialacquatore.

E questo fatto ci porta al secondo aspetto di crisi : la crisi materiale.

 

38.  La crisi materiale  (^)

Lo statismo ha trovato il favore delle masse perché, in periodi di profonda miseria e incertezza (guerra, lotte, carestie, disoccupazione, ecc.), molto spesso realtà prodotte o provocate dallo stato, lo stato stesso ha fornito una sicurezza falsa ed effimera o ha dato l'impressione di essere l'unica organizzazione in grado di ristabilire una situazione di sicurezza.

L'aspetto principale del dare sicurezza è consistito nella redistribuzione di risorse materiali (beni) che imprenditori, inventori e lavoratori  hanno generato dapprima attraverso la meccanizzazione  e poi attraverso l'automazione.

La redistribuzione delle risorse è stato il colpo di genio dello statismo ma potrebbe anche giocare una parte determinante nella sua fine. Infatti essa ha creato aspettative sempre più grandi da parte di un numero sempre più numeroso di persone. Ha moltiplicato il parassitismo e le occupazioni parassitarie ad un livello mai raggiunto a memoria d'uomo. Al tempo stesso ha dato alle persone motivi fittizi di credere che esse stiano compiendo lavori utili, essenziali in una società moderna o che stiano svolgendo ruoli sostenibili in una società di progresso.

Avvocati, contabili, notai, impiegati statali, assistiti, ecc., la maggior parte di costoro appartengono a un magma fatto di illusioni presenti e di probabili delusioni future. Essi sono, direttamente o indirettamente, consciamente o inconsciamente, parte di una vasta burocrazia o, in altre parole, una enorme parassitocrazia.

Per alimentare e sostenere questa parassitocrazia, gli stati, dappertutto nel mondo, hanno accumulato debiti enormi che trasmetteranno in eredità alle future generazioni. Per tenere in piedi la facciata ed evitare che crolli, gli stati si sono affrettati a vendere beni e imprese precedentemente arraffate e monopolizzate, stanno promuovendo giochi d'azzardo (lotterie, tombole e ogni sorta di concorso a premi) e stanno spingendo come non mai per il consumismo, in modo da mantenere aperto il flusso delle entrate fiscali.

A qualsiasi essere umano libero e raziocinante lo stato appare, sempre più, come un racket tentacolare basato sull'estorsione, la corruzione e la frode.

È un disastro materiale e morale.

L'impalcatura crollerà quando la percezione di una crisi morale e materiale sarà ancora più palpabile e sarà complicata da una crisi politica; lo scoprire, finalmente, che il re non solo è del tutto nudo ma anche flaccido e deforme.

 

39.  La crisi politica  (^)

Il velo di finzione che copriva e puntellava la democrazia rappresentativa è finalmente caduto.

La democrazia parlamentare rappresentativa dovrebbe più appropriatamente definirsi come statocrazia manipolativa totalitaria, in quanto lo stato è intervenuto a regolamentare (o ha cercato di regolamentare) qualsiasi aspetto della vita delle persone, inclusi il permesso di bere alcolici da parte delle persone adulte e i loro rapporti sessuali consensuali.

Comunque venga trasformato il processo elettorale, esso non è più rappresentativo, se mai lo sia stato in passato, del volere della maggioranza, affidato a delegati onesti e fidati, e da questi ultimi tradotto nella realtà delle cose attraverso provvedimenti appropriati e ben studiati.

In effetti, anche in passato, questo ritratto ideale di democrazia rappresentativa non corrispondeva alla realtà, in quanto, una maggioranza di persone eleggeva un gruppo ristretto e accettava, in maniera passiva e docile, di essere da esso amministrata.

Adesso abbiamo raggiunto il punto in cui una minoranza della popolazione elegge e delega tutto ad una cerchia ancora più esigua di persone. A questo punto, la vecchia credenza nel processo elettorale come espressione della volontà della maggioranza appare non solo fittizia ma farsesca.

La fiducia nelle consultazioni elettorali è crollata. In molti casi l'urna dei voti è diventata un'urna vuota.

La crisi della democrazia rappresentativa è una crisi della politica 'tout court', o della politica come ha operato durante il periodo dello statismo, vale a dire, fatta di partiti, correnti, gruppi di pressione, tutti impegnati a vendere voti, ad indossare maschere di comodo, a produrre cortine fumogene, a fabbricare menzogne, manipolando le menti della gente, in maniera continuativa e crescente, fino alla nausea totale.

Ed ora vi è una tale frustrazione e sconforto con la politica che chiunque si faccia avanti e sembri dire qualcosa di nuovo, con un nuovo tono di voce e un atteggiamento nuovo, riesce ad attrarre interesse e seguito, almeno per un po' di tempo.

Ma la via d'uscita da questo disordine totale non sta più (se mai lo sia stato) in nuovi predicatori e in seguaci di nuove dottrine.

La via d'uscita risiede, prima di tutto, in un risveglio personale e nella personale consapevolezza di una nuova realtà e dei semi di un nascente potere degli individui sulla propria vita, che questa nuova realtà sta facendo germogliare e crescere.

 

40.  La nuova realtà  (^)

La nuova realtà presenta, in molti modi sottili ma inequivocabili, a tutti coloro i cui occhi non sono accecati da interessi costituiti, la decadenza e l'obsolescenza continua dello stato.

Lo stato è in ritirata, dappertutto, su tutti i fronti. Come produttore in regime di monopolio di servizi essenziali, lo stato ha dovuto abbandonare il ruolo in mezzo ad una massa enorme di debiti frutto di una gestione incompetente. Come distributore paternalistico di risorse pubbliche, lo stato marcia verso il dissesto in quanto la crescita delle risorse non eguaglia la crescita nelle aspettative e nelle pretese. Come controllore della vita degli individui lo stato è totalmente impotente tranne che in realtà culturali povere e in società tecnologicamente arretrate.

Parecchi compiti e poteri che sono stati prerogativa dello stato nazionale sono stati assunti da organizzazioni internazionali o riconquistati da comunità locali.

Lo stato nazionale è schiacciato sia dall'alto (globalismo) sia dal basso (localismo) e sta per essere progressivamente e minutamente sbriciolato dall'azione concomitante di queste due poderose ganasce.

Certamente lo stato e gli strati parassiti ad esso legati non se ne andranno via tranquillamente, senza opporre resistenza.

Entrate fiscali perse in un settore saranno bilanciate da un fiscalismo più oppressivo in un altro settore (ad esempio riducendo la tassazione diretta e innalzando o anche raddoppiando la tassazione indiretta). La mano destra si riprende quello che la mano sinistra ha perso o ha dovuto cedere.

La realtà presenta molte facce. Ad esempio, nel caso del controllo statale, lo stesso anno 1989 che ha visto il crollo del muro di Berlino e la dissoluzione degli stati polizieschi dell'Europa dell'est, ha assistito anche al massacro nella piazza Tien-an-men a Pechino e al rafforzarsi del dominio dello stato cinese. Lo stesso anno ha segnato però anche l'apparizione sulla scena del World Wide Web, che ha suonato la campana a morte per ogni tentativo futuro di controllo e di delimitazione di confini da parte dello stato.

Quindi, pur con alti e bassi, questa entità sempre più inutile e pericolosa che è diventata lo stato, sta lottando invano contro i nuovi semi piantati dalla creatività e dal coraggio degli esseri umani in tutto il mondo. Questi nuovi semi stanno rendendo lo stato superfluo e stanno affrettando il momento in cui esso si estinguerà e rimarrà un ricordo di epoche passate.

 

41.  I nuovi semi  (^)

Persino durante la fase in cui lo statismo era in ascesa, nuovi semi venivano piantati che ne avrebbero decretato, nel lungo periodo, la fine.

Tutto ciò ha a che fare, come spesso nella storia, con l'andare al di là delle frontiere reali o artificiali. Ai nostri giorni, ciò sta avvenendo con una velocità e ampiezza del tutto degni di nota.

Questo andare al di là dei confini riguarda tre aspetti principali che stanno avvicinando le persone facendo cadere barriere. Questi aspetti fanno riferimento a :

- esprimere : gli individui sono in collegamento e in comunicazione con il mondo intero in maniera sempre più libera, agevole ed economica;

- esplorare : gli individui si stanno muovendo dappertutto nel mondo, navigando e viaggiando materialmente e virtualmente;

- scambiare : gli individui operano scambi a livello mondiale, dando e ricevendo non solo beni materiali ma anche idee ed esperienze.

Attraverso questo esprimere/esplorare/scambiare universale, gli esseri umani e le comunità di cui essi sono parte, stanno progressivamente muovendosi al di là della nazione e dello stato, mano a mano che essi diventano sempre più familiari con le diverse culture e i diversi luoghi e società attraverso cui passano, sostano, vivono, commerciano, interagiscono.

In effetti, non è l'esprimere/esplorare/scambiare in sé stesso che sia così importante e degno di nota e nemmeno il fatto che stia avvenendo in proporzioni mai viste prima, ma ciò a cui tutto questo può portare e sta già portando, vale a dire lo sviluppo di un nuovo paradigma teorico e pratico.

 

42.  Il nuovo paradigma  (^)

Una nuova realtà che appare a seguito del germogliare di nuovi semi di opportunità deve essere accompagnata dall'emergere di un nuovo paradigma, vale a dire, da un nuovo modo di vedere la realtà e di coglierne le potenzialità.

Questo nuovo paradigma concepisce il mondo come un insieme composto da piccole comunità interconnesse e in cooperazione tra di loro invece che una realtà fatta di blocchi monolitici separati (gli stati nazionali) in contrasto l'uno con l'altro.

Il nuovo paradigma si basa sui concetti di :

- micro : attraverso la comunicazione, lo spazio si contrae e il tempo si accorcia; le persone possono essere virtualmente quasi dappertutto (ubiquità) in una frazione di tempo (istantaneità). La miniaturizzazione dei componenti e la riduzione nelle dimensioni degli strumenti vanno di pari passo con l'aumento del potere e del campo d'azione dell'essere umano. Molti individui hanno già adesso a loro disposizione apparecchiature che nemmeno i ricchi e potenti avevano non molto tempo fa.

- pluri : l'autonomia (empowerment) offerta da questi nuovi strumenti di dimensioni sempre più ridotte e a prezzi sempre più bassi, porta alla moltiplicazione dei centri decisionali, a una diffusione della conoscenza e del potere che dà vita ad una polifonia di voci, in un reticolo vasto ed universale a livello mondiale.

- continuum : questa orchestra universale polifonica può essere vista come una rete continua di comunità in cui suoni (lingue), colori (corpi), gusti (atteggiamenti), e altro ancora, si uniscono e si fondono come in uno spettro graduato e variegato. Per questo motivo, le entità che compongono un mondo collegato da una rete di rapporti, non vanno più viste come dualità in opposizione all'interno di frontiere separatrici ma come pluralità interconnesse e cooperanti tra di loro in un continuum senza confini.

In breve, il mondo sta diventando una rete planetaria e polifonica di micro-società, una serie ininterrotta di villaggi abitati da individui e comunità cosmopolite, in relazione tra di loro e aventi cura e responsabilità diretta delle loro realtà.

 

43.  I nuovi requisiti  (^)

Il passaggio da blocchi grossi e monolitici in conflitto tra loro a un continuum di piccole entità variegate e polifoniche in collegamento tra di loro, richiede la messa in atto di alcuni requisiti e il loro  continuo affinamento.

Questi requisiti possono essere sintetizzati come :

- varietà : come le piccole dimensioni danno impulso alla pluralità, così la pluralità promuove la varietà. La varietà di situazioni e di entità sostituisce l'uniformità e si accompagna all'esigenza di versatilità.

- versatilità : significa flessibilità e adattabilità nel rispondere a situazione complesse e varie. Sostituisce la rigidità ed è accompagnata dal bisogno di velocità.

- velocità : è la prontezza di intervento, specialmente quando occorre scongiurare un disastro o evitare un danno e porre rimedio ad una situazione problematica senza essere ostacolati o bloccati da una procrastinazione irresponsabile o da procedure ritualistiche senza senso.

Questi requisiti di varietà/versatilità/velocità non sono stati e non possono essere attuati dallo statismo con il suo modo di pensare e di agire totalmente burocratico, basato fondamentalmente su principi esattamente antitetici quali :

- uniformità invece di varietà

- rigidità invece di versatilità

- ritualità invece di velocità.

Questi nuovi requisiti, che emergono da un nuovo paradigma, richiedono e promuovono un nuovo scenario.

 

44.  Il nuovo scenario  (^)

Uno squilibrio è diventato sempre più visibile verso la fine del secolo XX. Da una parte assistiamo ad una crescita continua del potere degli individui di esprimere/esplorare/scambiare in maniera autonoma e a livello mondiale, mentre dall'altra essi sono ancora soggetti alle costrizioni e ai vincoli imposti dai padroni dello stato e dalle loro burocrazie. Questo squilibrio non può durare.

Un nuovo scenario sta già iniziando ad apparire.

Questo nuovo scenario si basa e promuove :

- de-intermediazione : l'accesso e l'azione diretta sostituiscono l'intermediazione e la delega;

- de-gerarchizzazione : le persone che producono e fanno (gli esecutori) dispongono di sempre più conoscenza e diventano essi stessi coloro che prendono le decisioni (i decisori);

- de-massificazione : la produzione di beni e servizi individualizzati e personalizzati avanza di pari passo con l’emergere di individui e comunità che occupano i ruoli centrali al posto di masse e corporazioni;

- de-concentrazione : la diffusione capillare (di persone, idee, servizi) diventa possibile senza costi aggiuntivi e senza svantaggi in termini di qualità;

- de-centralizzazione : non vi sono nodi centrali in quanto la rete, cioè il complesso dei collegamenti, diventa più importante di qualsiasi punto specifico;

- de-compartimentalizzazione : le frontiere artificiali indietreggiano e alla fine svaniscono;

- de-monetizzazione : le monete nazionali e cartacee scompaiono e vengono rimpiazzate da unità elettroniche di compensazione.

Tutti questi aspetti di un nuovo scenario sono parte di uno spostamento del potere che si è andato svolgendo in maniera sotterranea da qualche tempo.

Il risultato di questo spostamento è la Poliarchia.

 

45.  La Poliarchia  (^)

La Poliarchia è l'organizzazione/diffusione del potere nell'epoca della comunicazione elettronica universale e della regolazione cibernetica diffusa.

Mentre il capitalismo si basava sui macchinari (capitale) e sulla produzione e lo statismo sull'impiego (lavoro) e sul consumo, la Poliarchia si fonda su attività in cui, esseri umani dotati di conoscenza e di saggezza interagiscono con congegni ricchi di dati e di informazioni, allo scopo di promuovere la libertà e il benessere degli individui e delle comunità.

Il fatto che la Poliarchia sostenga la libertà (liberalismo) contro le restrizioni alla libertà (dirigismo), non vuol dire che propugni un ritorno al capitalismo; e questo per molte ragioni, morali e storiche. Ma la ragione più semplice è che alcune delle componenti che diedero vita al capitalismo (ad esempio, gli strumenti meccanici) non esistono più. In termini sociali e tecnologici siamo andati molto al di là del capitalismo in quanto una realtà materiale meccanica ha fatto posto ad una realtà virtuale elettronica e il ruolo centrale occupato una volta dal capitale (stock di macchine) è stato preso dalle attività creative (flussi di idee).

Come lo statismo ha rimpiazzato il capitalismo, così la Poliarchia sta prendendo il posto dello statismo che è stata l'organizzazione/concentrazione del potere propria di un mondo dominato dal gigantismo e dalla forza bruta, con a capo una burocrazia che soffocava la varietà, aboliva la flessibilità e, molto spesso, annullava qualsiasi barlume di razionalità.

La Poliarchia è l'organizzazione propria di un mondo cibernetico composto da una molteplicità e varietà straordinaria di :

- nodi (individui e comunità);

- reti (di comunicazione, coordinazione, cooperazione);

- percorsi (modi di connessione e forme di espressione).

La Poliarchia si basa sull'autonomia degli individui e delle comunità su una scala mai raggiunta prima a memoria d'uomo.

Mentre lo statismo poggia sulla divisione del potere fra le élites, in un centro, all'interno dello stato, la Poliarchia significa diffusione e moltiplicazione dei poteri, tra individui e comunità, dappertutto, senza lo stato.

Infatti, la Poliarchia, incoraggiando la diffusione sempre più vasta e radicata della tecnologia (ad esempio, come comunicazione) e della consapevolezza (ad esempio, come partecipazione) ha messo in crisi l'idea stessa di centro e di periferia e certamente la sua cristallizzazione.

Attraverso la moltiplicazione di centri, la Poliarchia mira a superare tre fratture storiche:

- la divisione centro-periferia (conosciuta anche come divisione/opposizione città-campagna) : ogni comunità deve diventare un nodo attivo (un centro) nella rete senza subordinazioni imposte a capi e capitali;

- la divisione dominante-dipendente (conosciuta anche come divisione/opposizione manuale-intellettuale) : ogni individuo deve diventare un protagonista (un attore) a pieno titolo nella comunità e nella rete, seguendo le sue libere inclinazioni e aspirazioni.

- la divisione pubblico-privato (conosciuta anche come divisione/opposizione società-individuo): ogni individuo deve essere libero di scegliere di quale società essere membro o anche essere libero di vivere in disparte da qualsiasi interazione sociale

Quando e dove divisioni di questo tipo sopravvivono in modo autoritario e cristallizzato, allora vorrà dire che ci troviamo ancora di fronte alla persistenza dello statismo anche se mascherato da una fraseologia di comodo.

Oltre a questo punto essenziale rappresentato dalla moltiplicazione di liberi individui in libere comunità, la Poliarchia si basa su specifici :

- princìpi

- protagonisti 

- processi.

 

46.  Princìpi  (^)

La Poliarchia sostiene i seguenti principi di base:

- autonomia : individui e comunità dovrebbero essere liberi di fare qualsiasi cosa che non sia espressamente dichiarata di danno per un'altra comunità o per altri individui. Questo in contrasto con lo statismo in genere e lo stato autoritario in particolare in cui, attraverso una proliferazione di proibizioni, restrizioni ed imposizioni, si era raggiunto il punto in cui tutto ciò che non veniva espressamente consentito era proibito.

- equità : mentre uguaglianza potrebbe significare uniformità, equità mira alla lealtà e correttezza tra individui vale a dire ad un agire con ragionevolezza, giustizia ed onestà.

- responsabilità : l'assistenzialismo statale è messo da parte e sostituito da individui e comunità che si prendono direttamente cura gli uni degli altri e si aiutano a vicenda sulla via della maturazione ed indipendenza invece di essere tenuti e mantenuti in uno stato di continua dipendenza. Tralasciando casi eccezionali, i ruoli di chi si prende cura e di chi viene aiutato non sono assegnati in permanenza agli stessi individui, come è la regola sotto lo statismo burocratico, ma sono, a turno, svolti da ognuno.

La messa in pratica di questi principi di base richiede la proliferazione e il consolidamento di nuovi e attivi protagonisti in contrasto con le innumerevoli comparse distanti e indifferenti che vegetano sotto lo statismo.

 

 47.  Protagonisti  (^)

La Poliarchia è opera di :

- individui cosmopoliti polivalenti

- comunità multi-culturali e multi-etniche.

Questi due protagonisti danno vita ad una realtà dinamica fatta di una rete di

- cooperative di produzione e di distribuzione

- agenzie civiche locali (a livello regionale e sub-regionale) che garantiscono i servizi comuni (ad esempio, la manutenzione delle strade) e l'applicazione di regole di base (ad esempio, concernenti l'igiene degli alimenti).

La distinzione tra individui e comunità non ha nulla a che fare con la vecchia e ideologica (quindi falsa) distinzione tra privato e pubblico che originò a suo tempo come contrasto tra coloro che erano esclusi dall'accesso a cariche statali (i privati) e coloro a cui esse venivano garantite come privilegi statali (i cortigiani, i sicofanti, e così via).

Anche la distinzione tra nazionale (indigeno, locale) e straniero (diverso, forestiero) perde qualsiasi rilevanza giuridica e diventa priva di significato a mano a mano che ognuno riconquista la libertà di muoversi dappertutto senza che sussistano più barriere imposte dallo stato per impedire/restringere il movimento delle persone come è avvenuto fino ad un passato recente.

Infatti, con l'estinzione dello stato e della sua burocrazia, queste false distinzioni e questi contrasti basati su ostilità scompaiono e sono rimpiazzati dall'interazione di individui e di comunità su un continuum di connessioni : dall'individuo in via di sviluppo all'individuo pienamente sviluppato, a molti individui, alla piccola comunità, alle varie comunità, a una comunità mondiale composta di un mondo di comunità.

Queste interazioni ricche e varie tra protagonisti (individui, comunità) animano i processi dinamici della Poliarchia.

 

48.  Processi  (^)

La Poliarchia si basa su processi di autoregolazione multipli, a vari livelli tra loro interconnessi.

All'opposto dello statismo che si incentrava essenzialmente su processi decisionali dall'alto verso il basso, la Poliarchia poggia su flussi reticolari (informazioni, decisioni, azioni) in cui non vi è un centro visibile o un vertice riconosciuto e cristallizzato.

I differenti livelli gerarchici dello statismo devono essere messi da parte in modo da far posto al principio generale di autonomia (autoamministrazione). Questo principio afferma in tutta semplicità che coloro che sono interessati da un regolamento devono essere gli stessi che sono coinvolti nella formulazione e adozione dello stesso.

Inoltre, le entità nell’ambito della poliarchia sono unità permanentemente attive e pensanti che reagiscono in tempo reale a squilibri (attraverso feed-back), prevedono l’emergere di problemi e ne anticipano, per quanto possibile, la soluzione (attraverso una pianificazione del futuro).

La realtà presenta aspetti così dinamici che la pratica dilazionatoria dello stato di risolvere i problemi, dopo che essi si sono manifestati, attraverso misure amministrative o legislative la cui discussione, adozione e attuazione richiede anni (se non decenni) appare sempre più figlia di una èra sorpassata.

Ora lo sclerotico apparato amministrativo dello statismo deve far posto ai processi cibernetici della Poliarchia. Essi consistono nello sviluppo di nodi autonomi collegati da reti robuste attraverso percorsi rapidi e flessibili, in cui la varietà (delle situazioni) si accoppia alla versatilità (delle azioni) e alla velocità (delle decisioni).

La Poliarchia è il sistema organizzativo appropriato per comunicare/coordinare/cooperare nell'epoca della società reticolare, in cui princìpi morali sostituiscono nuovamente prìncipi e principali imposti dall'esterno e in cui gli esseri umani non sono più ingranaggi nella macchina dello stato, subordinati a svolgere lo stesso compito da tempo immemorabile, ma protagonisti di un nuovo entusiasmante capitolo della storia universale.

 

49.  Considerazioni finali  (^)

Lo spirito dominante del XX secolo è stato il mito dello stato, il protettore, il dispensatore, l'alma mater di masse divorate dall'ansia. L'ansia è scomparsa e il mito si sta sgretolando. Solo lo stato sopravvive, ma per forza d'inerzia.

Nonostante ciò, una intensa lotta va ancora combattuta tra lo stato da una parte e gli esseri umani e le comunità promotori della Poliarchia dall'altra. La burocrazia statale cercherà, sino alla fine, di colpire e bloccare l'autonomia con ogni sorta di armi ideologiche, vociando le sue litanie d’altri tempi contro l'individualismo, l'interesse 'privato', l'anarchia. Si tratta dello stesso vecchio gioco : diffondere odio e paura; promuovere e alimentare irresponsabilità e incoscienza.

Troverà la solita vecchia cricca : il comunista autoritario, il liberale pentito, il falso anarchico, il sindacalista arrabbiato, il nazionalista devoto, tutti sotto bandiere rispettabili (l'anarchia, l'ecologia, l'internazionalismo, l'anti-autoritarismo). Sotto queste maschere essi cercheranno di far passare ed imporre il solito puzzolente fardello fatto di monopolismo, protezionismo, paternalismo, in una parola, l'oppressione statale. E, come al solito, tutto ciò nel nome di coloro che essi pretendono di difendere (la classe operaia, i popoli dei paesi in via di sviluppo, ecc.) ma che ogni giorno corrompono moralmente ed opprimono materialmente.

Gli esseri umani e le comunità devono essere e diventare estremamente consapevoli di questa spazzatura ideologica, in modo da smascherare ciò che essa nasconde : l'arroganza, l'avidità e il bieco parassitismo dello stato.

Dobbiamo costruire un cammino che ci porti fuori da questo triangolo senza uscita eretto da burocrati e politicanti, intellettuali servili e degeneri, falsi assistiti e corrotte clientele. Dobbiamo porre fine al parassitismo e allo sfruttamento e sostituirli con la produzione e la compartecipazione di ognuno a beni e servizi che portino ad un benessere sempre più diffuso.

La cooperazione e l'aiuto reciproco sono sopravvissuti nel retroscena della storia; è tempo che ora occupino il proscenio.

Lo stato nazionale si sta sfaldando rapidamente e possiamo percepire il puzzo intenso della sua decomposizione nei numerosi casi di imbrogli, corruzioni, appropriazioni indebite, ingiustizie e violenze che sono stati e tuttora sono, sempre più, pratica corrente di questa enorme parassitocrazia. Dobbiamo stare molto attenti a ciò che ne prenderà il posto perché i parassiti sono abbastanza astuti e sanno trovare molti modi per mantenere le persone in posizione subordinata, moralmente, mentalmente e materialmente.

La dinamica padrone-servo, egoismo-altruismo, non si arresta mai.
L'impresa di emancipazione e liberazione è un compito senza fine.

Anche la Poliarchia non è la soluzione definitiva. Rappresenterà solo un periodo della storia. Globalismo e localismo possono cambiare di significato, dando vita ad ulteriori dinamiche.

Forse la moltiplicazione dei centri non sarà sufficiente e vi sarà un passaggio dalla Poliarchia alla Panarchia, quando ogni singolo individuo e ogni piccola comunità aspirerà a diventare sempre più protagonista, un centro fiorente in piena autonomia.

La Storia va avanti fino alla fine dei tempi.

 

Individui e Comunità di tutto il Mondo

risvegliatevi, associatevi e agite.