Materiali sul Mezzogiorno d'Italia


Niente

 


 

(1915 - Norman Douglas,  Vecchia Calabria, Giunti Martello, Firenze, 1978)

-  "Sul marciapiede della stazione di Reggio mi capitò una volta di contare cinque capistazione e quarantotto funzionari ferroviari che gironzolavano intorno con perfetta inefficienza. Che facevano? Nulla." (p. 341)

 

(1950 - Francesco Jovine,  Le terre del Sacramento, Einaudi, Torino, 1979)

-  "C'erano pomeriggi lunghissimi in cui, seduti sul muricciuolo diruto davanti alla chiesa, guardavano nella valle senza dire una parola. Quella concordia nel silenzio e nell'apparente attenzione poteva far supporre che ci fosse una ragione concreta nell'attesa. E invece, al di fuori del lento cammino del sole, non accadeva nulla." (p. 169)

 

(1941 - Vitaliano Brancati,  Gli anni perduti, Mondadori, Milano, 1976)

-  "Quella di stare sdraiati sul letto, al buio, è la posizione più comoda per far scorrere il tempo: una volta chiudendo gli occhi, un'altra aprendoli e non vedendo nulla, una volta porgendo orecchio alla strada, un'altra alle mosche che cercano il giorno sul filo delle imposte, una volta addormentandosi, un'altra facendo pensieri che potrebbero molto bene far parte di un sogno, si scivola dalle otto alle undici, tac, con un colpo solo. Alle undici, Leonardo si alzava dal letto, si lavava, faceva colazione, si vestiva e, prima di uscire, poggiava per qualche tempo la fronte sui vetri del balcone e osservava la piazzetta sottostante. Oh! queste piazze in cui non accade niente! Come mai non accade niente? Vediamo un po': osserviamo in che modo non accade niente! È uno spettacolo interessante, e sempre nuovo, e alla fine inspiegabile, questo di una vita che non arriva a partorire mai nulla. 'Che gente!' mormorava Leonardo. 'Dei veri arabi'."(p. 23)

-  "Usciva di casa alle dodici e mezzo. L'unica strada frequentata di Natàca era il lungo e diritto corso, tutto di selci scure, con palazzi panciuti e barocchi, anch'essi di pietra scura. Il sole batteva ora su un marciapiede ora sull'altro, e la gente passava col sole da un marciapiede all'altro. Tutti camminavano piano piano, lasciando per il maggior tempo che fosse possibile il piede in aria. Era inutile, infatti, era anzi riprovevole camminare velocemente, perché, una volta arrivati a un capo del corso, non restava che voltarsi e arrivare all'altro capo, e quindi ridiscendere, e poi risalire, e ridiscendere e risalire, tante e tante volte che non si riusciva più a contarle, o se ne aveva paura. Quasi tutti si conoscevano e quasi tutti si salutavano, dapprima con cenni lieti e affettuosi, poi con cenni più freddi, poi quando i 'di nuovo buongiorno!' pigliavano un tono canzonatorio, e il rivedersi ancora cominciava ad avere il significato che ha la grata per il prigioniero, allora non si salutavano più, cominciavano a desiderarsi l'un l'altro una subitanea partenza e, talvolta, la morte." (p. 24)

 

(1975 - Giuseppe Fava,  Gente di rispetto, Bompiani, Milano)

-  "Io mi auguro che tutto quanto ha dichiarato corrisponda a verità. Per sua conoscenza debbo tuttavia informarla che su quaranta persone qui interrogate non ce n'è stata una sola che abbia confermato i fatti da lei narrati e che pure sarebbero accaduti sulla pubblica piazza. Nessuno ha notato questo Calogero Villarà avvicinarsi a lei, né ha sentito pronunciargli parole di villania. Per maggiore precisione dirò che non si sono nemmeno accorti di lei, anzi non conoscono il suo nome, né l'hanno mai vista. Niente di niente!" (p. 38)

-  "Ha visto ? Esattamente come trenta anni fa ... Come cento anni fa ... Non è cambiato niente, non cambierà mai niente ..."
"... il fatto è che lei non conosce questa gente e non può capire ... Essi vivono secondo la loro natura ..." "Da quando io li conosco non sono cambiati mai, l'unico scopo della loro vita è stato sempre quello di rubare sul lavoro e sul prodotto, il frumento, le olive, le bestie ... Starsene intanati nelle case senza far niente, far morire la campagna, strappare l'elemosina di un sussidio ..." "Ma non è questo soltanto. Voglio dire l'avidità, l'inerzia, l'abitudine a vivere come bestie ... Non è per questo che sono miserabili. Essi sono anche infidi, bugiardi e vili ..." (pp. 150-151)

-  "In questo paese sembra che non accada mai niente: la gente sta immobile ad attendere, gli uomini in fila lungo i marciapiedi, le donne dietro i balconi delle case ... La verità è che qui accade tutto dentro le persone, nell'anima, voglio dire. Le persone stanno inerti ma le loro invisibili anime vivono una vita senza eguali!" "Scelga un uomo qualsiasi. Guardi : immobile sulla sedia, ascolta, guarda la strada, ogni tanto dice una parola; ma se potesse vedere dentro... quale torrente di desideri e di passioni! Quale sottigliezza e perfidia di ragionamenti, collera, odio, violenza... Quanta sottile pazienza! E i sogni? Ogni giorno egli si sveglia per ricominciare a sognare ..." (pp. 207-208)

-  "Qui da cinquecento anni non si muove una foglia, non succede mai niente, ci sono terremoti, malattie, tifo, meningite, gli invasori che saccheggiano, eserciti che arrivano. Saraceni o americani, o chi diavolo arriva prima ... Bruciano le case, stuprano le donne e se ne vanno. Cinquecento anni di disastri, epidemie, stragi, ma nella sostanza non è mai accaduto niente, ogni volta tutto si ricompone perfettamente : da una parte pochi uomini che sono padroni e dall'altra una moltitudine di infelici, anzi di poveri imbecilli ignoranti." (p. 229)