Gian Piero de Bellis

Lo stato padrone e i servi di stato

(Ottobre 2008)

 


 

Lo sconquasso finanziario di questo mese di Ottobre 2008 non è nulla di inatteso se non per gli ignoranti e per quelli in malafede. I giornalisti, essendo l’una e l’altra cosa al tempo stesso, non hanno avuto la minima percezione di quello che stava accadendo e si sono svegliati solo quando alcune grosse banche hanno iniziato a fallire. A quel punto non era più possibile tenere gli occhi chiusi.

[Per leggere una serie di articoli e interventi che preannunciavano il disastro già alcuni anni fa basta entrare nel sito dell’Istituto von Mises alla pagina: The Bailout Reader. Per coloro che non conoscono l’inglese, un solo consiglio: smettere di leggere i giornali italiani e incominciare a ragionare con la propria testa]

Comunque, i giornalisti avrebbero fatto meglio a ignorare la realtà dei fallimenti bancari perché la loro analisi di quanto sta avvenendo è talmente assurda e in malafede che sarebbe meglio smettessero di scriverne. Questi mentecatti della storia vorrebbero farci credere che tutto quello che sta avvenendo è colpa del libero mercato non regolamentato dallo stato.

Insomma, dopo decenni di leggi statali sulle banche, dopo decenni dall’istituzione delle banche centrali, dopo decenni di gestione statale della moneta, queste cacchette vogliono farci credere che siamo in un regime di libertà sfrenata della moneta ed è questa libertà che ha portato alla crisi attuale.

Ma, mi chiedo io, quale imbecille può ancora credere a queste idiozie.

A mio avviso coloro che ancora bevono di queste fandonie più che imbecilli sono persone in perfetta malafede. Gente che ha famiglia e deve mangiare dalla ciotola del padrone-stato, gente che lavora per lo stato, gente che ci marcia sulle ondate speculative create dallo stato il quale emette denaro all’impazzata  per finanziare guerre o per semplici motivi elettorali, perché sulla scia di queste ondate di effervescenza irrazionale si è rieletti per la seconda (Bush jr.) o terza volta (Tony Blair).

Il debito dello stato americano ha raggiunto i dieci trilioni di dollari, una cifra che ci vuole un cartello enorme per scriverla tutta. Il debito statale italiano ha superato i 1600 miliardi di euro (2008). Questi scervellati criminali adesso inveiscono contro il capitalismo irresponsabile. Chi ha studiato un po’ la storia sa che il capitalismo della libera impresa e del libero mercato non è quasi mai esistito nella sua forma pura ed è comunque finito da un pezzo in Italia, in Europa come pure negli Stati Uniti.

Per di più questi banditi statali si presentano come i salvatori dell’economia (con i soldi di tutti) pronti a firmare nuove cambiali per tenere a galla i loro compari della finanza da casa da gioco d’azzardo. E i giornalisti, pagati dallo stato padrone con sovvenzioni scandalose (altro spreco osceno di denaro di noi tutti) sono lì a fare da cassa di risonanza delle iper-idiozie dello stato.

Adesso è ora di finirla.

Adesso ognuno deve andare per la propria strada. Dobbiamo creare società parallele  in cui chi vuole la gestione statale dell’economia, si tenga lo stato; chi vuole lo stato fuori dai piedi deve essere libero di scrollarsi di dosso questo potere criminale e organizzarsi autonomamente.

Questa strada delle società parallele si chiama panarchia o comunità volontarie. L’obiettivo della panarchia è la fine del monopolio territoriale dello stato nazionale e la nascita di molteplici centri di amministrazione e di gestione all’interno di uno stesso territorio. In altre parole: a ognuno il governo (o autogoverno) di sua scelta.

Certamente alcuni (forse molti) rimarranno con Berlusconi e Maroni.

Affari loro.

L’importante è che, da un certo momento in poi, a coloro che non vogliono più lo stato territoriale monopolista e mariuolo, i loschi figuri non vengano più a rompere i marroni.

 

 


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