Gian Piero de Bellis

Democrazia : il peggiore sistema che ci sia

(Febbraio 2009)

 


 

Sinceramente non credo ci sia parola al mondo più ambigua, ingannevole, subdolamente ed erroneamente impiegata della parole democrazia.

Il termine democrazia è usato soprattutto da coloro che sono privi di idee e soprattutto privi di scrupoli morali. In questa orgia nauseabonda dell’uso di tale parola, gli insegnanti della scuola di stato e i giornalisti servi di stato hanno dato un contributo notevole.

A questo termine sono stati associati fenomeni positivi che non hanno alcuna base di verità.

Si è sostenuto ad esempio: due democrazie non si fanno guerra. Scempiaggine colossale.

Infatti abbiamo il governo democraticamente eletto di Israele e il governo democraticamente eletto di Hamas che, se potessero farlo senza suscitare l’obbrobrio generale, sterminerebbero tutta la popolazione del campo avverso. Sarebbe un massacro estremamente democratico perché vi parteciperebbe la stragrande maggioranza della gente delle due parti.

Hitler, la gente forse non se lo ricorda molto bene, era il leader del partito di maggioranza, eletto con una percentuale di voti che farebbe impallidire i politici attuali che spesso guidano governi di minoranza (e li chiamano democratici).

 

Un’altra panzana è che in una democrazia, voto e tasse sono collegati. I teorici della democrazia sostengono che solo quelli che votano per eleggere i propri rappresentanti possono essere soggetti al pagamento delle tasse. L’idea viene dalla Rivoluzione Americana i cui promotori proclamarono: no taxation without representation. Re Giorgio voleva tassare i coloni americani senza dare loro alcuna voce in capitolo su come amministrare la colonia, e i coloni si ribellarono. Da allora questo della tassazione unito alla rappresentanza è uno dei punti chiave che caratterizza se un sistema è democratico oppure no. Per cui, quando Bossi (o altri) parlano di democrazia e si rifiutano di accettare il voto ai lavoratori stranieri che pagano le tasse in Italia, questo vuol dire che il loro cervello è in stato confusionale e che non hanno la più pallida idea del significato di base del termine democrazia.

 

Detto questo, pagare le tasse e votare non sono proprio le massime ambizioni di un essere pensante. Anzi, io sono sicuro che se si ponesse la scelta tra tasse-voto e non tasse-non voto moltissimi opterebbero per la seconda alternativa.

Infatti tanti hanno capito da tempo che il voto è una idiozia colossale che serve solo a generare cosche mafiose in lotta tra di loro per la spartizione del bottino (ottenuto attraverso le tasse).

Ma c’è di più: che una assemblea di 800-1000 persone abbia la pretesa di risolvere, attraverso formule magiche note come leggi, i problemi di tutti (cioè di 50-60 milioni di persone), dalla nascita alla morte, questo è risibile se non fosse macabramente tragico.

Leggo oggi, 9 Febbraio 2009, che il Senato della Repubblica Italiana deciderà sulla sorte di una ragazza di nome Eluana, cerebralmente morta da parecchi anni. Quello che dovrebbe essere (o essere stato) un dramma familiare deciso da tempo con il consiglio di un medico di famiglia viene ad essere trasformato in un problema politico su cui maggioranze e minoranze si scannano.

Questo è un segno dell’imbarbarimento culturale e morale di tutto un paese. Quando lo stato decide sulla vita e la morte dei sudditi, allora il buio mentale e morale è totale e non c’è più speranza alcuna.

O meglio, adesso gli esseri pensanti devono solo fare in modo che questo sistema di barbarie chiamato democrazia crolli nel modo più indolore e più rapido possibile (almeno per quanto li riguarda).

 

 


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