Gian Piero de Bellis

Cristo si è fermato a Lugano

(Febbraio 2005)

 


 

Il viaggio in treno che da Zurigo porta a Milano rappresenta davvero la caduta dalle stelle alle stalle, dalla comunità umana alla statalità idiota. Questa è l’impressione che ho tutte le volte che prendo quel treno e mi avvicino verso la pianura Padana.

Ogni ora parte un treno da Zurigo con destinazione Milano. Alcuni sono diretti; per altri occorre cambiare alla stazione di Arth-Goldau trasbordando sul convoglio in provenienza da Basilea. Ci sono quattro minuti esatti ed entro tale tempo i due treni arrivano e i passeggeri diretti a Milano trasbordano. Ho dovuto sperimentare la cosa per crederla possibile. In Italia avresti la matematica certezza di perdere regolarmente la coincidenza a meno che l’altro treno non fosse costretto a fermarsi. Ne ho perse un buon numero di coincidenze in Italia anche quando avevo mezz’ora di tempo tra l’arrivo di un treno e la partenza dell’altro.

Quindi si prosegue senza sosta fino a Bellinzona.

Poi Lugano. Poi Chiasso ... e qui inizia il teatro dell’assurdo.

Subito capisci che stai piombando in un paese di gente senza capo né coda, di sciagurati che hanno perso la capacità di riflettere (se casomai si ponessero il problema di riflettere) su quello che fanno.

Il treno si ferma nella stazione di Chiasso dai 20 ai 30 minuti. Pazzia pura, soprattutto per chi da Como vorrebbe andare a Lugano in treno. Non si possono perdere trenta minuti fermi in stazione su un tragitto di 30 Km. E così ci vanno tutti in auto.

Allora a Chiasso.

Prima salgono sul treno le Forze del Disordine del capobanda Giuseppe Pisanu (o chi altri è stato o sarà al suo posto) e chiedono di vedere i documenti senza i quali, perbacco, ti verrebbe tolto il privilegio di accedere in questo paese di sogno. E pensare che alla fine del secolo scorso, in una guida Baedeker del 1896 in francese si avvertiva il viaggiatore: “Un passeporte n’est plus nécessaire aujourd’hui en Italie, si ce n’est pour retirer des valeurs à la poste.”

    Che tempi fantastici erano quelli!
    E in che tempi bui viviamo ora!

Poi passano le Forze del Pizzo del Ministro del Furto (Visco, Tremonti, Siniscalco o chi altri) e ti chiedono di aprire la borsa e di controllare se nascondi qualche tavoletta di cioccolata su cui non hai pagato le tasse. Siamo nel ridicolo più assoluto. Nulla è cambiato in Italia da cinquant’anni a questa parte. Mia madre mi racconta ancora quando, al confine di Ponte Tresa, ci fece mangiare le banane (che aveva comprato in Svizzera dove costavano la metà  perché non c’era il monopolio di Stato) in quanto la guardia italiana non voleva lasciarci passare con il corpo del reato.

Certe volte, quando lo scagnozzo di turno mi chiede i documenti, mi verrebbe voglia di recitargli una poesiola che ho composto anni fa in un accesso di rabbia impotente e che fa così:

Sulla carta d’identità
Ho orinato a volontà
Sul passaporto tutto
Ho defecato di brutto
E senza più documenti di stato
Mi sento rinato.
Così mostro agli sbirri
di guardia ad ogni frontiera
il disprezzo per tutti gli stati
e per la loro bandiera.

Poi lascio perdere.
Questi mentecatti mi farebbero scendere dal treno, perderei un sacco di tempo in mezzo ad un branco di zombi e non concluderei nulla di buono.

Però …  non è detto che una volta non mi tolga lo sfizio …

 

 


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