Gian Piero de Bellis

Gli Italioti e i Tassacomani

(Luglio 2011)

 


 

Io faccio parte di una famiglia numerosa (quattro sorelle e un fratello). Quando vivevamo ancora tutti assieme e uno di noi si comportava in maniera ingenua, facendosi prendere in giro o, peggio, facendosi abbindolare da qualcuno, nostra madre ci ripeteva quello che il nonno (suo padre) le aveva insegnato da piccola. E cioè che nella società esistono due categorie di persone: il furbo e il fesso. Ogni mattina, uscendo di casa, l'obiettivo del furbo è quello di incontrare il fesso per poterlo ingannare e spennare a piacere.

Lo scopo principale di mia madre nel presentarci questa visione, un po' cinica, della realtà era di evitare che ci comportassimo da ingenui (fessi). Non so se il risultato è stato raggiunto, certo è che si sono ingenerati in tutti noi della famiglia una antipatia e un rigetto totale dei furbi. Per cui l'espressione “né servi né padroni”, che ho scoperto ai tempi del Liceo, mi è sempre piaciuta perché significa rifiutare di comportarsi sia da fessi che da furbi.

Chiaramente questa espressione, di stampo prettamente anarchico, è stata sempre osteggiata dai fautori della gerarchia, dagli amanti del comando e delle disuguaglianze di potere, di cui gli appartenenti all'apparato statale sono la massima espressione.

Per costoro, potere gerarchico e docile subordinazione sono indice di una società ben organizzata. Il resto è, appunto, anarchia cioè, nel linguaggio della propaganda statale, disordine e caos. Chiaramente nella loro interessata ignoranza essi (i gerarchi di stato) confondono il potere con l'autorità. Il potere è il dominio imposto su una persona; l'autorità è l'accettazione volontaria da parte di un individuo di un sapere che un altro possiede. Forse nessuno meglio di Bakunin ha saputo esprimere ciò quando ha scritto: “Io mi inchino davanti all'autorità degli esseri umani speciali perché è la mia stessa ragione che mi impone quella autorità. Io ho coscienza di non poter abbracciare in tutti i suoi dettagli e sviluppi positivi se non una parte molto piccola dello scibile umano. La più grande intelligenza non sarà in grado di afferrare il tutto. Da ciò ne consegue, per la scienza come per l'industria, la necessità della divisione e dell'associazione del lavoro. Io ricevo e do qualcosa in cambio, questa è la vita umana. Ciascuno è autorità dirigente e ciascuno è diretto a sua volta. Per cui non vi è una autorità fissa e costante ma uno scambio continuo di autorità e di subordinazioni reciproche, temporanee e soprattutto volontarie.” (Dieu et l’état, 1882)

La maniera più sicura per esercitare invece senza attriti un potere, cioè un dominio, del tutto privo di autorità (competenze) consiste innanzitutto nell'appropriarsi dei centri di formazione (cioè di manipolazione) dei cervelli.

In Italia, con la nascita dello stato unitario centralizzato, troviamo già presente, nel 1861, il Ministero della Pubblica Istruzione che, nel 1929, sotto Mussolini, diventerà il Ministero dell'Educazione Nazionale per riprendere poi nel 1944 la sua originaria denominazione. Attualmente sembra si chiami Ministero dell'Istruzione, Università e Ricerca. Un nome più appropriato sarebbe stato quello di Ministero della Distruzione dei Cervelli, dell'Omogeneità e del Rincitrullimento Generale.

Quale è lo scopo principale di questo Ministero? Detto molto chiaramente è uno solo: formare il perfetto idiota che, in età adulta, obbedisca e operi al servizio di una entità nota sotto il nome di Repubblica Italiana.

Ai tempi di Sparta, gli abitanti insediatisi prima della invasione e della conquista da parte dei Dori, erano tenuti in una condizione di schiavitù. Gli Iloti, questo è il nome con cui erano chiamati, erano destinati ai lavori agricoli e a quelli domestici mentre gli Spartiati, i detentori del potere, vivevano di rendita.

Poiché ancora oggi esistono molti che lavorano e producono e molti altri che vivono di rendita, si può tranquillamente affermare che le due categorie di Iloti e Spartiati sono ancora attuali. Occorre però aggiornare un po’ il quadro, cominciando dai nomi che qualificano le due categorie. Proviamoci.

Con riferimento all’attuale situazione in Italia, il termine che mi sembra più appropriato per definire le popolazioni italiche tenute in una condizione di servaggio è quello di Italioti che fonde in modo mirabile i vocaboli italiani - iloti - idioti e chiarisce in maniera più che appropriata la funzione di quel Ministero della Distruzione dei Cervelli a cui si accennava più sopra.

Si tratta adesso di trovare un nome per i moderni Spartiati. La parola Sparta evoca l'immagine del guerriero e della guerra e cioè un misto di aggressività, spavalderia, crudeltà.

I gerarchi di stato della Repubblica del malaffare della penisola italica nell'era contemporanea offrono un ritratto del tutto diverso. Qui abbiamo a che fare con gentaglia viscida, con maneggioni senza spina dorsale, truffatori di mezza tacca, volgari imbroglioni, persone che non hanno quasi mai lavorato in vita loro preferendo campare di espedienti e imbrogli politici; in sostanza sanguisughe che vivono succhiando risorse agli altri attraverso l'imposizione delle tasse. Per questi magnaccia drogati di denaro pubblico mi sembra che un termine appropriato possa essere quello di Tassacomani. Come l'eroinomane è dipendente dall'assunzione regolare di dosi di eroina per continuare a esistere come essere vegetativo, così il tassacomane è totalmente dipendente dalle tasse per continuare a esistere come parassita sul corpo dei produttori. E come nell'eroinomane assistiamo ad una trasformazione della personalità per cui l'individuo succube del suo vizio, ossessionato da esso, è disposto a qualsiasi azione violenta pur di soddisfarlo, così il tassacomane diventa sempre più esoso, subdolo, dispotico, perché ha bisogno di sempre più risorse per poter mantenere un tenore di vita fatto di pretese insensate, folli sperperi e assurde stravaganze. Entrambi, l’eroinomane e il tassacomane, perdono il contatto con la realtà e se ne inventano una del tutto fasulla. 

Tra gli Italioti e i Tassacomani esiste un rapporto simile a quella che vi è tra il Masochista e il Sadico : il masochista accetta e giustifica il sadico (le tasse sono per il mio bene) e il sadico moltiplica e glorifica le sue folli pretese sul masochista ("le tasse sono bellissime"). Se tale relazione altamente patologica coinvolgesse solo queste due categorie non ci sarebbe nulla da dire. Il problema sorge però in quanto altre persone, che non sono né ItaliotiTassacomani, cioè che non vogliono essere né servi-fessi né padroni-furbi, sono prese in ostaggio in questa rete e sono sfruttate e spremute fino allo stremo in maniera perversa. Questa situazione non è né accettabile né sostenibile alla lunga. Bisogna assolutamente che cambi, e perché ciò avvenga occorre creare una massa d'urto di una tale consistenza che elimini dalla scena, totalmente e definitivamente, i Tassacomani. In altre parole, tutti coloro che non vogliono essere né servi né padroni hanno bisogno di far passare tra le loro schiere un numero consistente di Italioti che, pur essendo ancora, in perfetta buona fede e con totale ingenuità, sotto l'influsso manipolativo del potere, si rendono però conto, timidamente e intuitivamente, che c'è qualcosa che non torna nel quadro della realtà che è stato fornito loro dal potere. Nei confronti di queste persone occorre operare, in modo ragionato, lucido, costante e soprattutto in maniera moralmente trascinante e affascinante, attraverso una efficace CONTROINFORMAZIONE.

Vediamo come, facendo riferimento al tema delle tasse. I tassacomani sono riusciti ad avvilupparlo in una tale nebbia di menzogne plausibili e di falsa etica da fare apparire come egoisti, marci, privi di qualsiasi senso etico di giustizia e di compassione, tutti coloro che considerano il pagamento delle tasse come l'estorsione di un pizzo. Attraverso la propaganda dei partiti e dei giornali, i tassacomani fanno passare il pagamento delle tasse come un dovere etico su cui non solo non si transige ma non si discute nemmeno. Allora, esaminiamo molto brevemente alcuni punti di un possibile intervento di controinformazione per sfatare miti e leggende sulle tasse:

- L'imposta sul reddito è stata introdotta in Inghilterra nel 1799 per coprire i costi delle guerre contro Napoleone, quindi per decidere chi avrebbe dominato l'Europa negli anni a venire.

- Finite le guerre (1815) le imposte dirette sono state brevemente abolite e poi reintrodotte (1842), sempre in Inghilterra, in quanto occorreva denaro per sedare una ribellione in Canada e condurre la prima guerra in Cina. Insomma fare la guerra e tassare sono le due facce della stessa medaglia (non per nulla la parola soldi deriva dalla paga che veniva data al soldato).

- Il 46% delle imposte in Italia sono imposte cosiddette indirette che riguardano per lo più beni di largo consumo (pane, luce, gas, ecc.) quindi gravano su persone di reddito anche modesto. Storicamente famosa al riguardo la famigerata tassa sul macinato (1868).

- I maggiori beneficiari delle tasse sono innanzitutto gli organi dello stato (politici, burocrati) con i loro lauti stipendi e privilegi irragionevoli e poi i ceti parassitari ad esso legati. Poi abbiamo le grandi imprese corporative che ricevono ogni anno 5 miliardi di euro a fondo perduto. I giornalisti che scrivono articoli sul dovere etico di pagare le imposte sono anche loro sul libro paga del magna magna statale.

- I percettori di rendite finanziarie (cedole sul debito dello stato) e bancarie ricevono una fetta consistente del gettito fiscale. I banchieri, ad esempio, attraverso il ripianamento dei buchi di bilancio a seguito di speculazioni folli.

- Poi, alcune briciole, che sono reperite con l’indebitamento statale, sono destinate a corrompere individui attraverso pratiche assistenziali di tipo feudale.

In sostanza i denari estorti dal fisco ai lavoratori-produttori sono un mezzo potente per distribuire favori, premiare le cosche, e trasferire reddito agli strati parassitari.

Per quanto riguarda i mitici servizi offerti dallo stato, essi sono pagati attraverso l'applicazione di tariffe (talvolta tra le più alte in Europa come nel caso dell’elettricità); e per quanto concerne sia l'istruzione che la sanità, le alternative alla manipolazione di stato e alla malasanità (come realtà correnti tranne eccezioni più uniche che rare) esistevano in passato (si veda la Mutua Sanitaria Besnate) e sorgerebbero come funghi il giorno stesso in cui lo stato si togliesse di torno.

Se questa è la situazione, come mai taluni hanno ancora buon gioco a presentare gli oppositori delle tasse come meschini egoisti? Io credo perché non si è fatto uno sforzo sufficiente per chiarire che

1. Non si è contro la copertura del costo dei servizi (cioè per un utilizzo a sbafo) ma per una autonoma decisione su quali servizi finanziare (ad es. l'acquedotto cittadino e non la buvette di Montecitorio). Senza una libera scelta nell'allocazione delle risorse personali, gli acquedotti faranno sempre acqua da tutte le parti e lo champagne scorrerà sempre a fiumi alla buvette di Montecitorio.

2. Non si è contro un contributo volontario anche notevole a favore di alcune categorie, come è sempre avvenuto nel corso della storia (ad es. assistenza ad anziani, malati e a persone indigenti) ma si è contro il ladrocinio scientificamente legalizzato (ad es. i 30mila euro di pensione mensile dello statocrate Amato Giuliano) che impedisce di allocare volontariamente maggiori risorse per scopi di gran lunga migliori del mantenere ben pasciuti i gerarchi (passati e presenti) del regime.

In sostanza, se siamo capaci di presentare un discorso sulle tasse intriso di una forte carica morale e di giustizia personale e sociale, a quel punto sono gli altri che devono giustificare il pagamento del pizzo per sostenere la Banda Bassotti di turno o le corporazioni fameliche legate al potere statale.

E se riusciremo a far capire queste cose, molti italioti smetteranno di essere tali e molti tassacomani saranno costretti a disintossicarsi. La strada è lunga ma penso che potremo accorciarla quanto più saremo in grado di presentare, in maniera razionalmente fondata e moralmente convincente, le nostre tesi.

 

 


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