Gian Piero de Bellis

Le parole magiche e la fallacia della ipostatizzazione

(Dicembre 2014)

 


 

Qualsiasi azione produttiva, in qualsiasi campo dell'avventura umana (inclusa la comunicazione), richiede un pensiero lucido da parte della persona che agisce.

Nel suo saggio The Ultimate Foundations of Economic Science (1962) Ludwig von Mises ha sottolineato il fatto che

“il peggior nemico della lucidità di pensiero è la tendenza a ipostatizzare, cioè ad attribuire sostanza o esistenza reale a costrutti mentali o concetti.”

“L'ipostatizzazione non è solo una fallacia epistemologica e non solo porta fuori strada nella ricerca della conoscenza. Nelle cosiddette scienze sociali assai spesso essa serve precisi fini politici che hanno la pretesa di assegnare al collettivo una dignità più elevata che all'individuo o addirittura attribuire una esistenza reale solo al collettivo mentre si nega l'esistenza dell'individuo, definito una mera astrazione.”

La fallacia dell'ipostatizzazione, purtroppo, non è praticata solo da persone che sono attratte dal pensiero collettivista, ma anche da coloro che sottolineano l'importanza dell'individuo e della libertà personale.

Se i cosiddetti collettivisti commettono la fallacia della ipostatizzazione impiegando la parola magica società, i cosiddetti individualisti mostrano di cadere nello stesso errore quando essi usano l'ugualmente magica parola mercato.

Quando questi termini sono utilizzati noi siamo posti di fronte ad una entità onnipotente che ha una sua vita autonoma, capace di tutto, di raddrizzare torti, di amministrare la giustizia, di provvedere al benessere sulla terra e di condurre tutti alla terra promessa sotto forma di comunismo o liberalismo o altro ancora.

Così facendo, “collettivisti” e “individualisti” non solo tradiscono le basi dell'approccio scientifico che si fonda su realtà empiriche e non su entità fittizie, ma ignorano anche i suggerimenti di coloro ai quali essi pretendono di fare riferimento come fonte delle loro idee. Come abbiamo visto, l'ipostatizzazione è condannata in maniera netta da von Mises, e i liberali-libertari ne dovrebbero tenere conto.

Per quanto riguarda il campo dei collettivisti, è opportuno menzionare ciò che Karl Mark ebbe a dire riguardo al termine società:

“Anzitutto bisogna evitare di considerare la 'società' come una astrazione che si oppone all'individuo.” (Karl Marx, Manoscritti economico-filosofici del '44).

Le ipostatizzazioni dovrebbero quindi essere accuratamente evitate in quanto sono:

  • Irreali : sono prive di una propria base empirica e quindi risulta arduo chiarire, con una certa esattezza, le caratteristiche precise e la sfera di riferimento della ipostatizzazione;

  • Ambigue : esse rappresentano cose differenti per persone differenti, per cui anche significati in conflitto tra di loro possono essere attribuiti alla stessa ipostatizzazione;

  • Conflittuali : esse sono utilizzate dagli uomini politici per inventare falsi agenti e falsi nemici che possono diventare i convenienti capri espiatori per coloro che sono al potere (è colpa della società, è colpa del mercato).

L'uso continuo e generalizzato delle ipostatizzazioni ha una influenza diretta anche su coloro che vorrebbero fuoriuscire da una situazione di subordinazione al potere statale. Li fa infatti apparire simili a quelli che sono al potere in quanto entrambi utilizzano le stesse forme fallaci di pensiero. Diviene pertanto difficile convincere qualcuno che, rimpiazzando l'entità società con l'entità mercato, si otterrà qualcosa di veramente diverso per le persone. Gli individui in possesso di una mente percettiva e critica infatti vedono dietro l'astratto termine società l'invadente stato e dietro l'impersonale termine mercato le potenti corporazioni. E si tengono a distanza da tutto ciò.

Soluzioni possibili a questo problema di pensiero offuscato e di comunicazione opaca potrebbero essere:

La proposta Orwell (concretizzare)

Nel suo saggio Politics and the English Language (1946), George Orwell, dopo aver trattato abbastanza a fondo della interconnessione tra un linguaggio sciatto e un modo di pensare trasandato, nota che “La tendenza complessiva della prosa moderna è rifuggire dalla concretezza.”

E suggerisce che sarebbe “meglio mettere da parte per quanto possibile l'uso delle parole e utilizzare immagini e sensazioni per comunicare significati precisi. In seguito si potrebbe scegliere ... la frase che rendesse meglio quel significato … . Quest'ultimo sforzo della mente farebbe piazza pulita di tutte le immagini consunte o ambigue, di tutte le frasi convenzionali, delle ripetizioni inutili, e in generale degli inganni e delle espressioni vaghe.”

La proposta Bridgman (operazionalizzare)

Nel suo testo The Logic of Modern Physics (1927), P. W. Bridgman suggerisce di operazionalizzare i concetti scientifici, vale a dire di descrivere le operazioni che li trasformano in azioni e misurazioni empiriche. Questo eliminerebbe ambiguità e possibili incomprensioni. Per Bridgman, “... il significato vero di un termine lo si trova osservando l'uso che ne fa un individuo, e non quello che lui afferma al riguardo.”

Nel caso specifico del termine mercato, noi potremmo:

a) rimpiazzarlo con l'espressione concreta liberi scambi;

b) operazionalizzarlo misurando il livello effettivo di libertà (accessibilità, universalità, ecc.) o di controllo (dazi, quote all'importazione, ecc.) degli scambi concreti.

Negli ultimi decenni la tecnologia ha modificato le relazioni sociali in una maniera più profonda di quanto abbiano mai fatto ricercatori e attivisti sociali pieni di buone intenzioni.

Penso che la ragione sia perché le persone coinvolte in progetti tecnologici avevano idee e strumenti di comunicazioni più chiari ed efficaci che rifuggivano del tutto la fallacia della ipostatizzazione.

Forse è tempo che anche gli individui impegnati in progetti personali e sociali facciano lo stesso.

 


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