Gian Piero de Bellis

Democrazia ovvero la Guerra di Tutti contro Tutti

(Marzo 2009)

 


 

Il mito della democrazia come sistema, se non perfetto, almeno il più avanzato tra tutti quelli, passati, presenti e futuri, è un mito strampalato e assurdo che può reggere solamente in quanto:

- è alimentato da una macchina propagandistica gigantesca che da decenni martella il cervello delle persone con il messaggio: democrazia è bello;

- è messo subdolamente in alternativa con il concetto di dittatura nel senso che, se una persona afferma di essere contro la democrazia, allora, per non si sa quale logica mirabile, è implicitamente catalogato tra coloro che sono a favore della dittatura.

In presenza di questa realtà si possono fare le seguenti considerazioni.

Il martellamento a favore della democrazia, attraverso cui si arriva al dato di fatto che è politicamente corretto e indispensabile parlarne sempre e comunque bene, è molto simile al martellamento subito per 70 anni dai cittadini dell’ex-Unione Sovietica dal messaggio-mito: il comunismo è bello. Questo nonostante i massacri, le purghe, il dissesto morale, sociale ed economico, l’asservimento di un intero popolo.

Per quanto riguarda l’alternativa nuda e cruda (e per questo fasulla), democrazia o dittatura, già nell’ottocento, Alexis de Tocqueville affermava che : “le pouvoir de tout faire, que je refuse à un seul de mes semblables, je ne l'accorderai jamais à plusieurs.” (il potere di fare e disfare che io rifiuto di accordare ad un singolo individuo [la dittatura] non lo concederei mai a parecchi individui [la democrazia].” (La Démocratie en Amérique, 1835, vol. I, Deuxième partie, chapitre VII)

E per essere ancor più chiaro nel non vedere alcuna differenza, se non di numero, tra dittatura e democrazia, essendo la democrazia la tirannia o dittatura della maggioranza, Tocqueville affermava: “Lors donc que je vois accorder le droit et la faculté de tout faire à une puissance quelconque, qu'on appelle peuple ou roi, démocratie ou aristocratie, qu'on l'exerce dans une monarchie ou dans une république, je dis: là est le germe de la tyrannie, et je cherche à aller vivre sous d'autre lois.” (“Quando vedo accordare il diritto e la facoltà di fare e disfare a una qualsiasi potenza, che si chiami il popolo o il re, la democrazia o l’aristocrazia, che la si eserciti in una monarchia o in una repubblica, io affermo: là esiste il germe della tirannia, e io cerco di andare a vivere sotto altre leggi.”) (La Démocratie en Amérique, 1835, vol. I, Deuxième partie, chapitre VII)

In sostanza, detto in parole povere, non c’è distinzione tra democrazia e dittatura, essendo entrambe forme di tirannia. Non a caso la Germania dell’Est, quella agli ordini di Mosca, quella che aveva costruito il muro di Berlino per intrappolare i suoi cittadini nel “paradiso” comunista, si chiamava Deutsche Demokratische Republik (Repubblica Democratica Tedesca).

Per quanto riguarda l’affermazione su quanto stupenda sia la democrazia, basta solo guardarsi intorno e rendersi conto che la democrazia è davvero la lotta di tutti contro tutti per accaparrarsi la cassa generale, per ottenere favori da parte di un gruppo a discapito di tutti gli altri.

Attraverso la democrazia i peggiori, cioè quelli più affamati di potere, si fanno eleggere promettendo mari e monti ad un popolo di illusi e di imbranati che non vogliono prendersi cura di risolvere i propri problemi e sperano che una schiera di eletti faccia meglio di loro. In cambio si aspettano di ricevere quote delle ruberie dalla fazione che risulta vincente.

Insomma, la democrazia è molto peggio di una monarchia ereditaria. In una monarchia ereditaria poteva capitare che, tra tante generazioni che si succedevano sul trono, vi fossero persone intelligenti e tutto sommato pregevoli. E anche quelli spregevoli dovevano fare attenzione a non inimicarsi né il popolo (da cui potevano essere cacciati o addirittura ghigliottinati) né Dio (da cui potevano essere sconfessati e scomunicati tramite la Chiesa). Invece con la democrazia i peggiori prevalgono sempre senza che corrano molti rischi; al più saranno sostituiti alle prossime elezioni da una altra fazione dopo avere, nel frattempo, svaligiato la cassa (moltiplicando il debito statale) e introdotto misure che garantiscano loro posti e prebende.

E così la democrazia è la lotta all’ultimo coltello tra fazioni contrapposte per il bottino, seguendo la cosiddetta legge della giungla, se non fosse che nella giungla non avvengono le nefandezze e le porcherie che ci sono, in maniera costante e abominevole, sotto il regime della democrazia. Dove quello che dice di fare il tuo bene e di curare gli interessi generali è lì solo per spennarti ben bene e curare i suoi propri (sporchi) interessi a danno di tutti.

Quindi, la democrazia è la dittatura dei più forti e corrotti contro i più deboli e ingenui; essa si caratterizza per un contrasto permanente tra gruppi di parte (che per questo si chiamano partiti) che vogliono prevalere l’uno sull’altro perché solo prevalendo possono dominare tutti (questo è il dogma della democrazia) ed estorcere risorse da tutti.

Allora, quando vi presentano l’alternativa idiota tra dittatura e democrazia mettetevi a ridere e iniziate a fare sberleffi, a meno che la persona non sia un povero ignorante a cui forse qualche spiegazione potrebbe tornare utile. Se poi vi dicono che la democrazia opera per il bene comune, allora lì scompisciatevi dalle risa e invitate la persona a presentare altre barzellette comiche che servono per scaricare le tensioni in questi periodi cupi.

Ma innanzitutto, cominciate a documentarvi. Ci sono su Internet scritti a non finire su questi temi e ci sono proposte e percorsi diversi che suggeriscono di sostituire al potere della massa (democrazia) quello dell’individuo (panarchia, personarchia).

In ogni caso, il criterio distintivo di tutto ciò che si oppone alla democrazia-dittatura è: pensare con la propria testa e agire tutti in piena libertà (senza essere danneggiati o ostacolati da chicchessia; e questo vale per tutti non solo per i potenti di stato).

E questo è l’unico modo per fuoriuscire dalla demoscemenza e dalla demotirannia.

 

 


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