Gian Piero de Bellis

Il capitalismo reale ovvero il corporativismo dei cagasotto

(Dicembre 2010)

 


 

La frantumazione dei miti è uno dei processi più potenti per la liberazione dell'individuo, di ogni singolo individuo.

Gli avvenimenti di questi ultimi giorni riguardanti Wikileaks e Julian Assange stanno offrendo delle conferme potenti e stanno introducendo delle mine a fusione lenta che scoppieranno a tempo debito e faranno saltare ingenuità che ancora esistono e tutto un armamentario di vecchi concetti.

Le conferme potenti riguardano chiaramente la natura criminale dello stato, un racket che si regge sulla manipolazione delle masse e sulla violenza terroristica nei confronti degli individui che non sono disposti a piegare il capo e a subire.

Le mine a fusione lenta sono invece quegli sprazzi di luce che la vicenda Assange getta su talune imprese capitalistiche (Amazon, PayPal, Swiss PostFinance, Mastercard, Visa) e che mettono fine, una volta per tutte, alla speranza che ci possa mai essere un tipo vero di capitalismo, al servizio degli individui consumatori, lontano dai giochi di potere, nient'affatto colluso o subordinato allo stato.

L'avvento di Internet infatti poteva far pensare alla ripresa di quel capitalismo internazionale, cosmopolita, tecnologicamente avanzato, fatto di continue innovazioni, altamente sensibile ai bisogni del consumatore, che introduceva una ventata nuova di laissez-faire laissez-passer tale da spazzare via tutti i vecchi corporatismi che erano riemersi sotto il neo-mercantilismo e neo-feudalesimo dello stato nazionale.

La nascita di imprese come Amazon, e-Bay, Google e via dicendo costituiva la sostanza su cui si potevano basare, con una certa fondatezza, tali aspettative.

E poi è arrivato il tornado Wikileaks e tali aspettative si sono rivelate ingenue illusioni.

Amazon ha buttato a mare Wikileaks, Pay Pal (di proprietà di eBay) ne ha sequestrato i fondi come pure ha fatto Swiss PostFinance (il braccio finanziario della Posta Svizzera), Master Card e Visa Europe hanno bloccato qualsiasi versamento a favore di Wikileaks.

La prima e immediata conclusione che se ne trae è che il capitalismo in presenza dello stato, non è altro che corporativismo dei cagasotto.

Ma, c’è da chiedersi, è mai esistito un altro capitalismo al di là delle nostre costruzioni mentali ottimistiche? Io credo di no.

Questo ce l'aveva detto chiaramente anche Adam Smith ai suoi tempi ma non molti gli avevano prestato attenzione. Nel Libro I, capitolo X della Ricchezza delle Nazioni Adam Smith scrive: "People of the same trade seldom meet together, even for merriment and diversion, but the conversation ends in a conspiracy against the public, or in some contrivance to raise prices." (Persone che praticano lo stesso commercio raramente si riuniscono tra di loro, anche solo per divertirsi o passare il tempo; però, quando questo avviene, la conversazione finisce sempre su come mettersi d'accordo alle spalle dei consumatori, o quale meccanismo introdurre per far salire i prezzi.”)

E in un altro passaggio, ancora più cinico e privo di speranze, afferma: “To expect, indeed, that the freedom of trade should ever be entirely restored in Great Britain is as absurd as to expect that an Oceana or Utopia should ever be established in it.” (“Attendersi davvero che la libertà di commercio possa mai essere reintrodotta in Gran Bretagna è assurdo come aspettarsi che il regno di Oceania o di Utopia possano trovare colà realizzazione in futuro.” - Libro IV, capitolo II)

In altre parole, il capitalismo è nato in parallelo con lo stato nazionale territoriale e, fin dalla nascita, non è stato altro che neo-mercantilismo su base nazionale, in stretto rapporto di collusione-subordinazione verso le élite politiche nazionali, qualunque fosse la loro ideologia. Sempre pronto a strappare privilegi e favori, sempre pronto a brigare per ottenere dazi all'importazione e premi all'esportazione, in simbiosi perversa col potere politico del giorno.

Chiaramente ci sono i romantici che pensano che, con la fine dello stato nazionale territoriale, assisteremo ad una ripresa del capitalismo sotto forma di anarco-capitalismo. Tutto ciò mi lascia piuttosto perplesso.

Ci sono infatti anche coloro che vagheggiano di un mitico socialismo ma l'unica cosa che il passato ci ha portato è il socialismo reale del Gulag e del muro di Berlino. E coloro che vagheggiano di un mitico capitalismo (mai esistito) dovrebbero sempre ricordarsi che l'unica cosa che il passato ci ha portato, è stato il corporativismo delle varie cosche affaristiche in combutta con lo stato (si veda ad esempio tutta la recente vicenda del salvataggio delle banche).

La distruzione dei miti e delle illusioni è dunque necessaria perché, già fin d'ora, va costruita l'infrastruttura:

- di scambio delle informazioni (un network di server autogestiti da individui autonomi dal potere),

- di elaborazione e diffusione delle idee (pubblicazioni elettroniche e su supporto cartaceo, video, ecc.)

- di progettazione, produzione e circolazione di beni e servizi (nuovi mezzi di scambio come buoni di pagamento elettronico, circuiti alternativi di vendita-scambio senza sottostare alla rapina fiscale, ecc.)

che ci portino al di là del "capitalismo" reale.

Le decisioni reazionarie e criminali prese da Amazon, da PayPal e poi da Mastercard, da Visa Europe e da tutta una serie di altri protagonisti minori della scena capitalistica (ad es. quanti si sono visti rifiutare dal loro providers la possibilità di ospitare sul proprio sito i documenti di Wikileaks?) pongono, a mio avviso, la pietra tombale su qualsiasi ipotesi non solo che il capitalismo-corporativismo attuale sia riformabile, ma soprattutto che abbia a che fare con il libero scambio, con la libera fruizione di beni e servizi e con la difesa dei diritti di proprietà.

Il capitalismo reale è rapina ed inganno come lo era il socialismo reale; pensare che possa cambiare è continuare a comportarsi da tontoloni. E se vogliamo superare ed abolire la rapina e l'inganno non possiamo certo permetterci di comportarci da tontoloni.

 

 


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