Gian Piero de Bellis

Essere creativi

(Giugno 2012)

 


 

"Io non sono incline ad approvare la pratica tradizionalmente ascritta ai Pitagorici, i quali, quando interrogati sulle fondamenta di qualsiasi asserzione da essi avanzata in un dibattito, si dice fossero soliti rispondere, 'Lo ha detto lui stesso [Ipse dixit]' ... 'lui stesso' essendo Pitagora."
(Marcus Tullius Cicero,  De Natura Deorum)

La critica di Cicerone alla pratica dei Pitagorici di prendere il maestro a giustificazione di una affermazione, cercando così di porre fine a qualsiasi analisi critica relativa all'affermazione stessa, è attualmente catalogata, nei testi di logica, come una fallacia (errore di ragionamento) sotto il titolo: ricorso improprio all'autorità.

Questa fallacia è usata in continuazione da coloro che, privi di una solida base di conoscenze e di esperienze su cui fondare un pensiero e un agire critico e creativo, hanno bisogno di fare riferimento, continuamente ed esclusivamente, a quanto è stato detto in precedenza da un individuo autorevole considerato da loro come un maestro indiscusso.
Il caso più evidente di questa pratica degenere fu rappresentata dalle diverse scuole del marxismo ortodosso, i cui seguaci compulsavano i testi sacri, lanciandosi accuse reciproche di revisionismo e di tradimento del pensiero del maestro. Il quale maestro, dal canto suo, aveva affermato, in maniera molto chiara e paradossale, che lui non era affatto un marxista, nel senso che non voleva farsi ingabbiare all'interno di una concezione chiusa, cioè di una ideologia dogmatica priva di ulteriori sviluppi.

Questa mancanza di spirito critico e soprattutto di spinta creativa rappresenta forse il massimo pericolo di degenerazione del libertarismo contemporaneo, soprattutto in ambito italiano.
Questo pericolo si concretizza in tre pratiche abbastanza correnti:

  1. Accettare supinamente le idee dei grandi del passato (von Mises, Hayek, Rothbard). Per molte persone il libertarismo è conoscenza (anche di seconda mano) di quello che hanno detto i padri ispiratori - fondatori del movimento, e di una applicazione alla lettera delle loro ricette. Il fatto che siano passati decenni da quando alcuni scritti sono stati redatti e che talune idee abbiano bisogno di un aggiornamento in quanto superate dalla realtà dei fatti, non sembra essere un aspetto da prendere in considerazione da parte di taluni libertari. Questo forse perché, come i marxisti dottrinari del passato, è molto più comodo e meno faticoso prendere il pacchetto già confezionato che non avventurarsi in una analisi critica che richiede un accumulo formidabile di conoscenze e di esperienze.
  2. Prendere quasi esclusivamente le idee dall'esterno (soprattutto dagli Stati Uniti). L'attività di molti libertari italiani si limita alla lettura di saggi e di articoli provenienti principalmente dagli Stati Uniti. In alcuni casi si arriva anche a tradurre in italiano tali testi. Queste (lettura, traduzione) sono attività estremamente meritorie ma non sufficienti. C'è il rischio di ridursi a quello che facevano i comunisti italiani negli anni cinquanta, che importavano la letteratura “comunista” dall'Unione Sovietica e la diffondevano tradotta presso i loro fedeli. Anche qui, la spiegazione può essere che è molto meno faticoso leggere e tradurre che analizzare a fondo materiali e scrivere qualcosa di un po' originale e valido per i tempi presenti e per la realtà in cui si vive.
  3. Usare pedissequamente i vocaboli e le contrapposizioni dei secoli scorsi (destra, sinistra, capitalismo, socialismo, pubblico, privato, ecc.). Dal momento che dominano testi scritti nel secolo scorso, anche la terminologia utilizzata da molti libertari è del tutto intrisa di termini propri del secolo scorso. E poiché le parole sono il veicolo attraverso cui si trasmettono le idee, vocaboli del tempo passato esprimono temi e problemi del tempo passato (a meno che non si tratti di termini che esprimono concetti universali e imperituri come libertà, giustizia, fratellanza).

In sostanza, quello che unisce e caratterizza questi tre punti deboli della pratica libertaria è lo sguardo rivolto al passato. Per cui, anche quando si parla di una realtà contemporanea e specifica (ad esempio l'attuale realtà italiana) il pensiero libertario scompare e si è lì a sognare e a parlare del passato, quando c'era la liretta, i partiti facevano politica “seriamente”, Berlusconi aveva un programma davvero “liberale” e la Lega non era ancora degenerata in un branco di “ladroni a casa nostra”. In sostanza, il rimuginare sui sogni infranti di una generazione che ha creduto a tutte le sirene della politica e che, a sprazzi, ripensa ancora, con nostalgia, al bel tempo andato che però, bello, davvero, non è mai stato.

A scanso di equivoci va detto che questo passatismo-conservatorismo-dogmatismo non è appannaggio esclusivo dei libertari. Tutt'altro. I libertari sono gli ultimi venuti in questa fiera del déjà vu. I campioni assoluti, a parte i marxisti dogmatici, sono gli pseudo-anarchici, tutta schiuma e niente birra, incartapecoriti nel passato, a discutere di rivoluzioni che non si concretizzano mai e che assomigliano così tanto alle nuvole di fumo che, spesso, riempiono le stanze in cui essi tengono le loro affabulazioni.

Quello di cui invece ci sarebbe bisogno è uno sviluppo formidabile del pensiero critico e creativo. Ma questo vorrebbe dire che, invece di parlare delle solite coppie scoppiate (destra/sinistra, capitalismo/socialismo, pubblico/privato, ecc.) ci si concentra per davvero a esplorare a fondo tutto ciò che di nuovo o di eterno si muove nell'aria. E allora incomincerebbe davvero uno scambiarsi idee e un imbastire progetti in cui, in maniera sempre più ricorrente, circolerebbero termini quali, ad esempio: aquaponics, cosmopolitismo, orti urbani, cibernetica, foaf, drupal, aterritorialismo, nanotecnologie, the giant global graph, reti sociali, permacultura, crowdsourcing e via discorrendo.

Io ho invece il sospetto che molte realtà che stanno dietro a tali termini non interessino affatto a una schiera abbastanza consistente di libertari in italia perché, attraverso di essi, si fa riferimento alla tecnologia e all'ecologia mentre, nei fatti, quello che attrae maggiormente sono la politica e il giornalismo. Infatti è molto più semplice parlare di Grillo, Travaglio, Santoro, Monti, Bersani e di tutto l'insieme del cosiddetto circo mediatico-politico di cui siamo tutti, più o meno, spettatori-commentatori, che non impegnarsi a fondo nell'inventare il nuovo nell'ambito della produzione, della comunicazione e dell'ambiente.

Eppure, io sogno, che un bel giorno, una o più persone creative, a cui questo tipo di circo non interessa affatto, verranno fuori, ad esempio, con una idea formidabile di un protocollo semplice e sicuro per gli scambi, che verrà adottato da sempre più persone ai margini del circo. A quel punto, come sono scomparse le vecchie diligenze, così il tendone del circo con dentro tutte le mafie-muffe politiche, economiche e mediatiche, dovrà chiudere e scomparirà perché gli spettatori non solo si sono stancati di giochi di prestigio da mentecatti e di battute logore e idiote ma hanno finalmente la possibilità di diventare loro protagonisti di un nuovo spettacolo.

Allora sarà chiaro che, solo essendo libertari creativi, si può essere davvero libertari attivi.

 


[Home] [Top] [Agenda]