Gian Piero de Bellis


Quattro settimane in Burkina Faso

(2007)

 


 

Prima Settimana (21 - 28 Febbraio 2007)

 


 

21 Febbraio, Mercoledì

È l'una e un quarto, di notte, e sono alla fermata dell'autobus di St. Clement's (Oxford) aspettando il pullman per l'aeroporto.
Quando arriva, una mezz'ora più tardi, scopro che è quasi pieno.
Dove sta andando tutta questa gente?
Domanda sciocca. Loro potrebbero pormi la stessa domanda.
Dove stai andando?
La mia riposta sarebbe: Luton - Paris - Ouagadougou.

Sono le 4 e 30 del mattino quando arrivo all'aeroporto di Luton.
Il check-in di easyJet è abbastanza caotico. Le restrizioni e i controlli sono stati accresciuti notevolmente negli ultimi mesi.
L'Inghilterra sta davvero diventando uno "stato di polizia"? Credo proprio di sì.
Sotto la tutela del Primo Macellaio, il nazional socialista Tony Blair, questo paese ha imboccato una strada di violenza di stato all'estero e di soffocamento di stato all'interno.

Alle 8 e 30 atterro all'aeroporto Charles De Gaulle di Parigi.

Sembra che ci siano meno controlli. Forse quest'altro stato di polizia è migliorato rispetto all'Inghilterra (o piuttosto l'Inghilterra è peggiorata notevolmente rispetto alla Francia). O, forse, la mia è solo un'impressione superficiale che potrebbe essere cancellata se trascorressi un periodo di tempo in Francia.

Il check-in per il mio volo è al terminal 2C.

Mentre sono in coda, un uomo dalla pelle scura con un enorme bagaglio si infila proprio davanti a me. Non dico niente. Ho un sacco di tempo prima del volo.
Se la persona fosse stata un bianco lo avrei fermato e lo avrei rispedito in coda. Forse sto già sviluppando il virus PPP ("paternalismo per i poveracci"). È un virus terribile: sminuisce la persona che riceve e ingigantisce quella che dà. Si manifesta quando la persona che riceve è uguale a te (nessun handicap, nessun bisogno particolare) ma ottiene un favore facendo affidamento in maniera astuta sulla compassione o sulla simpatia (il povero nero, il sorriso accattivante di una donna, ecc.).

Mentre attendo il mio volo (previsto nel pomeriggio) inizio a leggere Fishing in Africa di Andrew Buckoke. Il sottotitolo è alquanto indicativo: Una guida sulla guerra e sulla corruzione.

11.40. Prendo qualcosa da mangiare e da bere: un piatto di verdure e una tazza di tè. Lo chiamano tè: acqua calda e una bustina in un bicchiere di plastica.

12.45. Mi viene voglia di uno yogurt. La ragazza alla cassa è una di quei tanti Europei che non hanno la più pallida idea di come offrire un servizio decente. Innanzitutto, si sbaglia nel darmi il resto. Poi, quando chiedo un cucchiaino per mangiare lo yogurt, va a prenderne uno e me lo getta sul bancone. Igiene: zero. Gentilezza: doppio zero.
Andarsene via dall'Europa per quattro settimane non è affatto una cattiva idea!    

17.20. Decollo con venti minuti di ritardo.

20.55. Arrivo a Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso.

La prima impressione è l'aria tiepida della sera.
C'è abbastanza confusione all'aeroporto. La prima cosa che si nota è l'abbondanza di poliziotti che costringe le persone ad avanzare lentamente. Sembra che la vera realtà globale di questo mondo sia la presenza, dappertutto, della polizia.
Ci vuole un sacco di tempo per uscire dall'aeroporto.
La mia amica Marie mi attende all'uscita con la sua auto.

Un tragitto non molto lungo e arriviamo al luogo dove sarò alloggiato durante la mia permanenza a Ouagadougou.
Faccio la conoscenza del marito di Marie.
Sono abbastanza stanco. La notte precedente non ho quasi dormito.
Dopo un po' mi lasciano andare a riposare.


Pene burocratiche

Per entrare in Burkina Faso occorre un passaporto valido e il visto.

Per il visto suggerisco di visitare questi siti web:

http://www.traveldocs.com/bf/

Occorre stampare tre copie del formulario, compilarle e attaccare su ogni formulario una fototessera. Si possono seguire le istruzioni contenute nei siti (inviando per posta il materiale all'ambasciata) oppure consegnare i formulari all'arrivo in aeroporto a Ouagadougou e versare una tassa di 10 euro (quest'ultima informazione va comunque verificata prima della partenza).


22 Febbraio, Giovedì

Una nottata terribile.
Ho sofferto un caldo soffocante.
Per la paura delle zanzare ho tenuto la finestra chiusa, la porta chiusa e mi sono coperto fino al collo con una coperta leggera. Se a tutto ciò aggiungiamo il fatto che il sistema di aria condizionata sull'aereo aveva mantenuto la temperatura del mio corpo abbastanza bassa e che l'aria di Ouagadougou è piuttosto calda, questo spiega lo choc termico.
La stagione calda si sta avvicinando rapidamente. Marzo, dicono, è uno dei mesi più caldi dell'anno. Spero di sopravvivere la calura. 
Dopo un lungo periodo di veglia, alla fine, vinto dalla stanchezza, mi sono addormentato.

Al mattino mi ritrovo con un forte mal di testa e con la sensazione di caldo estremo e di profonda stanchezza.
Dovrei andare al Centro di Informazione del Festival del Cinema Panafricano (Fespaco) ma mi sento troppo debole.
Per cui avverto le persone della casa, che sono i fratelli del mio ospite, che non uscirò. Porto una sedia fuori, sulla veranda, e inizio a leggere il libro di Ayittey Africa Unchained. Dopo un po' chiudo gli occhi e cado in una sorta di dormiveglia. Passerò così il resto della mattina.

Nel primo pomeriggio la mia amica Marie mi chiama al telefono. Dice che verso le tre devo andare a fare due foto da mettere su una tessera che sarà il mio lasciapassare per il Festival.

Alle quattro finalmente mi decido a uscire per fare le foto. Non mi sento in vena di avere alcuna fretta con questo caldo e con la mia spossatezza. Due notti di fila senza dormire decentemente non mettono voglia di correre da qualche parte.

Salgo sul motorino di S. e ci avviamo dal fotografo. S. mi porta in una arteria molto trafficata, fiancheggiata da venditori di ogni genere di mercanzia. Dopo aver tirato sul prezzo delle foto, rimontiamo in sella e ci avviamo verso l'edificio del Fespaco.

Jean, il marito della mia amica Marie è lì. Gli consegno le foto e lui si occuperà di farmi avere la tessera. Dopo una breve conversazione mi chiede un favore: se posso compilare i turni di lavoro per 20 ragazze che lavoreranno al bar all'interno del Festival. Prometto di farlo il giorno seguente al computer.

Quindi lo lascio perché voglio esplorare lo spazio intorno al palazzo del Fespaco. Mentre sono in giro, quasi subito qualcuno mi si avvicina e iniziamo a parlare dell'Africa. Immagino che ci saranno molte occasioni di incontri come questo durante il mio soggiorno in Burkina Faso.

La sera, cena a casa dei miei amici: riso, carne, verdure varie. Non posso mangiare molto; non ho fatto alcuno sforzo fisico durante il giorno.

Dopo cena Jean mi riporta al mio alloggio. Facciamo un lungo giro in auto attraverso la città. Jean mi mostra la zona centrale e le attrazioni notturne. A un certo punto, da molto lontano, mi indica il nuovo, non ancora finito, palazzo presidenziale. Più tardi saprò che è un crimine punito per legge fare una foto del palazzo.
È costato una fortuna. Le solite follie del solito potere statale fuori di testa.

Quando arrivo a casa sono pronto per una nottata di sonno profondo. Ne ho davvero bisogno.


Vaccinazioni

Andare nell'Africa sub-Sahariana richiede di sottoporsi a una serie di vaccinazioni che sono necessarie sia per motivi di salute (così dicono) sia per mettersi l'animo in pace (così la vedo io).

Queste sono quelle che ho fatto (e il loro costo qui in Inghilterra nel Febbraio del 2007):

Epatite A & Febbre tifoidea Gratis
Febbre gialla (validità 10 anni) £40 (€60)
Meningite £27 (€40)
Difterite/Tetano/Polio Gratis
Prescrizione contro la malaria £15 (€23)
Ho acquistato anche 37 pastiglie di Malarone contro la malaria (per 28 giorni), iniziando a prenderle due giorni prima di lasciare l'Europa e continuando per una settimana dopo aver lasciato l'Africa. £90 (€135)
In totale per la prevenzione medica £172 (€258)

Se aggiungiamo il costo del volo (€ 756 per andata e ritorno) che è alto se confrontato con i voli all'interno dell'Europa o verso gli Stati Uniti, è chiaro che l'Africa non è una destinazione turistica economica!


23 Febbraio, Venerdì

Ho dormito abbastanza bene. Ho lasciato la finestra aperta e la porta aperta. Alcune zanzare ma molte meno di quanto mi aspettassi. E le punture danno meno prurito di quelle che si prendono in Italia durante l'estate.

Al mattino c'e una interruzione dell'elettricità proprio quando mi stavo preparando una tazza di tè. Rimando il mio tè e mi prendo uno yogurt.
Poi, dopo essermi lavato e fatto un po' di ginnastica, mi metto al lavoro per stendere il calendario di lavoro delle ragazze del bar, come mi è stato chiesto il giorno prima.

Jean vuole che faccia due gruppi di dieci ragazze, ognuna con turni di lavoro variati di mattino e di sera. Quello che, però, vuole che io eviti è la formazione di due gruppi stabili, cioè, di ragazze che lavorano sempre assieme. Forse non vuole che si creino due opposte fazioni o due gruppi molto compatti, con complicità al loro interno. Forse ha ragione a fare così ed io seguo le sue istruzioni. Per le ragazze si tratta solo di una settimana di lavoro.

La mia amica Marie arriva quando ho finito di fissare i turni di lavoro e sono immerso nella lettura. Iniziamo a chiacchierare e poi, in auto, si va a far visita a uno dei suoi fratelli.

Nel pomeriggio tardi c'è lo stesso incredibile traffico che si vede durante il giorno, e un incredibile livello di inquinamento. Le strade sono un disastro, con una polvere sottile che si muove nell'aria e ti entra nelle narici e quando ci si soffia il naso, il fazzoletto si sporca di un muco scuro.

La sera Jean ed io andiamo a cena in un ristorante, e poi sono pronto per andare a dormire.

Kit sanitario

Queste sono le medicine che mi sono portato in Burkina Faso. Quasi tutte si trovano nei supermercati in Europa. Tra parentesi aggiungo il mio commento.

Multivitamine (30 pastiglie) [non utilizzate]
Cerotti [40] [usati una volta per me ed una per un'altra persona]

Pomata antisettica [utile in ogni caso]

Crema repellente contro le zanzare [utile per la faccia]
Spray repellente contro le zanzare [utile per il corpo]
Buscopan [necessario in caso di colica]

Prodotto contro gli spasmi della diarrea [in caso di urgente bisogno; alcuni suggeriscono di lasciare che la diarrea faccia il suo corso, e forse questa non è una cattiva idea]

Prodotto per gli sciacqui orali [per ridurre la possibilità di problemi]
Kit di intervento contro il mal di denti [giusto in caso]
Filo interdentale e bastoncini per i denti [sempre utili]
Aspirina [sempre utile]
Pomata contro gli stiramenti muscolari [non utilizzata]

La maggior parte di questi prodotti è stata lasciata alle persone della casa in Burkina Faso dopo aver spiegato il loro utilizzo (questo in mancanza di istruzioni in Francese).

Per una lettura interessante (ma anche terrificante) dei problemi sanitari che si possono incontrare in Africa si veda:
Lonely Planet Guide, Healthy Travel in Africa di Isabelle Young.


Cose varie portate dall'Europa

Saponette [acquistabili anche sul posto a Marina Market, o in altri supermercati]

Shampoo [acquistabile anche sul posto]

Lamette per la barba [acquistabili anche sul posto]
Carta igienica [acquistabile anche sul posto]
Bustine per il tè [acquistabili anche sul posto a meno che non si voglia qualcosa di particolare]
Un paio supplementare di occhiali [come precauzione]



24 Febbraio, Sabato

Mentre sono al computer a preparare una traduzione per Jean su un documentario che egli presenta al Fespaco, la mia amica Marie arriva. È in procinto di andare in centro città e le chiedo se mi posso unire a lei una volta che ho finito il lavoro.
Poi partiamo assieme, in mezzo al traffico caotico e all'altissimo inquinamento da auto e moto che caratterizza Ouagadougou.

Andiamo a far visita ad amici. Una signora che lei conosce sta guardando la televisione. È appena tornata dall'aver acquistato una scatola di compresse contro lo stress. Sono prodotte dalla casa farmaceutica Astra-Zenica e costano una fortuna. Al mio suggerimento che forse una tazza di camomilla potrebbe aiutarla altrettanto bene, lei non risponde. Forse il mio intervento non è stato né apprezzato né appropriato.

Alla fine del giro ritorniamo al centro del Fespaco e ci prendiamo qualcosa da mangiare: un'aranciata con patate fritte e banane fritte.
Oggi inizia il Festival con una cerimonia di apertura allo stadio 4 di Agosto. Bisogna essere lì con almeno due ore di anticipo per trovare posto.

La cerimonia inizia puntuale alle 18 con l'arrivo del presidente Blaise Compaoré.
Quando il suo ingresso è annunciato tutti (locali e stranieri) si alzano in piedi per tradizione, abitudine, rispetto, paura, o altro.
Io rimango seduto.

Questo è colui che organizzò l'uccisione del suo amico Thomas Sankara e che è stato presidente del Burkina Faso negli ultimi 20 anni. Lo stesso che si è fatto costruire una grandiosa residenza con i soldi della gente.
Ecco perché devo rimanere seduto. Costui non è una persona da celebrare o a cui rendere omaggio.

Eppure, rimanere seduti non è semplice. Noi esseri umani siamo attrezzati per omologarci, per delegare all'anonima maggioranza (che raramente pensa) lo sforzo di decidere cosa fare e come comportarci. Dopodiché seguiamo le decisioni della maggioranza, perché questa è l'opzione più semplice e più comoda.

Mentre resto seduto mi viene di pensare: forse Thomas Sankara sarebbe diventato, col tempo, un terribile dittatore e Blaise Compaoré potrebbe essere visto come il male minore. In ogni caso, il potere di un essere umano su altri esseri umani è, in sé stesso, qualcosa di malvagio e io rimarrei seduto di fronte a chiunque occupi una posizione di potere politico.
Solo gli stolti possono credere in un potere statale benevolo.

Dopo i discorsi di alcune "autorità" c'è una breve presentazione dei film in concorso. Alla fine di ciò molte persone incominciano a lasciare lo stadio. Peccato per loro perché si perdono la parte migliore della serata che continua con un meraviglioso gioco di luci, spiegamento di cavalli, musiche e, per finire, fuochi d'artificio.

Torno a casa verso le 21.
Un po' di pane col formaggio e poi sono pronto per dormire.


Dall'Alto Volta al Burkina Faso

L'Alto Volta faceva parte dei possedimenti francesi come Afrique Occidentale Française (Africa Occidentale Francese).

Nel 1960 conseguì l'indipendenza.

Il 4 Agosto del 1983, il capitano Thomas Sankara, Primo Ministro dal 10 Gennaio al 17 Maggio del 1983, estromise il capo dello stato, il maggiore Jean-Baptiste Ouedraogo. Il 24 Agosto venne formato un nuovo governo ma la situazione rimaneva tesa. Il 28 Ottobre, Sankara si installò al potere in maniera più decisa prendendo a motivo la difesa della giovane rivoluzione. L'anno seguente, il 4 Agosto del 1984, celebrando un anno al potere, il capitano Thomas Sankara cambiò il nome del paese da Alto Volta (Haute Volta) a Burkina Faso (il paese degli uomini onesti - le pays des hommes intègres).

25 Febbraio, Domenica

La mia amica Marie arriva mentre sono immerso nella lettura del libro di Ayittey Africa Unchained. È un testo che mette i brividi quando si legge della totale immoralità di troppi capi di stato africani (e anche di troppi africani che hanno permesso di essere dominati da questi banditi).
La mia amica è con una collega e tutti e tre finiamo poi al centro del Fespaco per mangiare un boccone.

Oggi inizio la mia settimana come frequentatore del Festival del Film Africano.
Impiego quasi un'ora a piedi per raggiungere le vicinanze della sala dove presenteranno le pellicole che ho intenzione di vedere. Alla fine, stanco di camminare e non riuscendo a trovare il posto prendo un taxi.

Assisto a due proiezioni: Il va pleuvoir sur Conakry di Cheick Fatamady Camara (Guinea) e Africa Paradis di Sylvestre Amoussou (Benin).

Sono abbastanza colpito dal coraggio nell'affrontare alcuni temi (oscurantismo religioso, razzismo verso gli immigrati) e dalle buone qualità tecniche dei films.

Mentre rientro a piedi verso il centro del Fespaco due ragazzi mi si avvicinno in moto. Mi hanno riconosciuto come quello che alloggia presso lo studio di Jean. Uno di loro mi darà un passaggio a casa. Punto di ritrovo, il Fespaco.

Una volta arrivato là, per prima cosa ordino una birra. Avevo disperatamente bisogno e voglia di qualcosa da bere.

Il Fespaco

Nell'anno 2007 si celebra il 20º anniversario del Fespaco (il Festival Panafricano del Cinema di Ouagadougou) con una serie di pellicole che esplorano il tema: cinema africano e diversità culturale.

Il Fespaco prese avvio nel 1969 come “Semaine du cinema African” (Settimana del Cinema Africano) dietro lo stimolo di un piccolo gruppo di professionisti e amatori del cinema.

Quella prima manifestazione vide la partecipazione di cineasti di 5 paesi: Senegal, Costa d'Avorio, Alto Volta (ora Burkina Faso), Niger e Cameroon.

È solo con la terza edizione nel 1972 che il Festival assunse la denominazione corrente (Fespaco) e iniziò ad assegnare il primo premio della competizione, l’Etalon de Yenenga, un simbolo che fa riferimento all'impero Mossi.

Attualmente il festival si è esteso ad includere cineasti da parecchi paesi africani, fino a coloro che vivono altrove (Europa, Stati Uniti) e che fanno parte della cosiddetta diaspora africana. Nel 1983 con l'istituzione del MICA (Marché International du Cinéma et de la Télévision Africaine) nuove aree sono state aggiunte.

A partire dal 1979 il Festival ha luogo ogni due anni.

Per maggiori informazioni si consiglia di entrare nel sito web del Fespaco: http://www.fespaco.bf/


26 Febbraio, Lunedì

Passo quasi tutta la giornata a casa assorbito dal testo di Ayittey. C'è da far ribollire il sangue a leggere dell'incredibile livello di corruzione di così tante persone in Africa, e della pretesa o vera ignoranza riguardo a ciò da parte di molti altri sparsi nel mondo.

Il dominio statale degli ultimi 100 anni ha costituito il periodo peggiore nella storia dell'umanità, il più brutale e il più nefasto. Soltanto il progresso tecnologico è riuscito a coprire tutto ciò, dando una patente di progresso sociale a quella che è una perversione e una decadenza morale. 

Rivedo la mia amica Marie intorno alle 18 mentre ero a parlare con il giovane che mi aveva dato un passaggio a casa la sera precedente. Gli stavo suggerendo di produrre un catalogo del Film Festival migliore di quello che circola ufficialmente. Lui dice che ciò non sarebbe consentito da quelli che controllano la situazione. Poi, mi spiega un po' come vanno le cose. Come i governanti statali creano scarsità di certi beni e poi intervengono per mostrare di essere i soli in grado di risolvere il problema. Gli suggerisco di scrivere riguardo a tutto ciò e io metterò le sue osservazioni sul mio sito web come lettere dal Burkina Faso, utilizzando un nome falso per non creargli fastidi.
Mi risponde che ci penserà.

La serata la passo con Marie a guardare due films. Uno è una storia girata male e raccontata peggio del realizzatore Moussa Sene Absa dal titolo Teranga blues (Senegal). L'altra pellicola è un racconto forte di violenza e di inizio di redenzione che ha come protagonista un ragazzo che vive in uno slum. Il titolo è Tsotsi del regista Gavin Hood (South Africa).


Thomas Sankara

Il periodo della storia del Burkina Faso dominato dalla presenza di Thomas Sankara è ricordato ancora con rimpianto da molti Burkinabe. Qualunque siano i meriti o i demeriti delle sue decisioni politiche, Sankara diede alle persone un certo orgoglio di sentirsi esseri umani indipendenti e la speranza che coloro che erano al potere potessero fare qualcosa di diverso che non ammassare per sé stessi enormi ricchezze.

È stata probabilmente questa lotta contro la corruzione che ha portato alla sua caduta nell'Ottobre del 1987.

L'anno prima, nel Febbraio del 1986, durante la sua visita a Parigi, Sankara aveva stigmatizzato la politica francese nei confronti del Burkina Faso. Il presidente Mitterand e il suo entourage non avevano certamente dimenticato questo fatto quando decisero di appoggiare il capitano Blaise Compaoré contro Thomas Sankara.

Il 15 Ottobre del 1987, Thomas Sankara fu ucciso da un gruppo di militari che eseguivano gli ordini del suo amico e alleato, il capitano Blaise Compaoré.

Con la morte di Sankara si pose fine alla campagna anti-corruzione promossa dalla rivoluzione e si inaugurò un nuova stagione di ruberie e di sprechi da parte dello stato. La grande abbuffata era ricominciata!


27 Febbraio, Martedì

Sono in giro a comprare del cibo e alcune bottiglie d'acqua. Cammino lungo un'ampia strada piena di polvere. Ci sono case basse a un piano su entrambi i lati. Un po' di pulizia, un'imbiancata e qualche pianta, potrebbero trasformare quest'area in qualcosa di molto meglio.  Standard generali esistono; non possiamo accettare qualsiasi cosa facendoci intrappolare sotto il pretesto del relativismo culturale.

Vendere frutta e verdura riparati dall'ombra di una pianta è meglio che rimanere sotto un sole che brucia. Non possiamo avere alcun dubbio a questo riguardo.
E ciò vale per qualsiasi persona sulla terra.

Il mercato che esploro è pieno di ogni sorta di oggetti-cibo-strumenti. Se solo fossero presentati meglio in un ambiente più pulito!

Dopo quasi una settimana a Ouagadougou mi sembra che qui manchino tre cose:

-  la pulizia

-  l'ordine

-  la quiete.

Al posto di questi aspetti necessari per la vita personale e sociale abbiamo inquinamento, confusione, rumore. Il riflettere diventa quindi un esercizio difficile e viene evitato o, almeno, questo è quello che a me sembra. Però, senza il pensare, l'esaminare, il valutare, il comparare e quant'altro, si finisce per compiere gli stessi errori col risultato di rimanere bloccati nello stesso, non entusiasmante, modo di vivere.

La differenza tra l'Europa e l'Africa (prese in termini generali come realtà omogenee) può essere sintetizzata facendo riferimento alla presenza o assenza di alcuni individui e della loro influenza su molti altri individui in termini di metodi di ragionamento e di esperimento: Galileo, Bacone, Cartesio.
Se individui simili non emergono qui, nell'Africa nera, e non sono apprezzati, celebrati e emulati, non c'è molto che si possa fare se non continuare come per il passato.

Nel pomeriggio, mentre, immerso nell'inquinamento del traffico, stavo camminando verso il Centro Culturale Francese per assistere ad un'altra proiezione, un'altra impressione si è formata in me. Ho pensato: la natura prenderà il sopravvento nel lungo periodo. Un bel giorno, chissà quando, Ouagadougou, questa mostruosa e inquinata città deve morire di modo che le persone dei villaggi si liberino di questa piovra insaziabile.

In Africa non c'è nulla di peggio che essere:

-  un uomo

-  che vive nella capitale

-  e lavora per lo stato.

Questa situazione è l'apice dell'oscurantismo e del parassitismo.


Ouagadougou

Ouagadougou, la capitale del Burkina Faso, è un gigantesco mostro urbano con circa un milione di abitanti. Una delle principali attrazioni era rappresentato dal Grand Marché che è bruciato nel 2003 e che nel 2007 attende ancora di essere riaperto.

Il mezzo più comune per muoversi nella città sono i molti tassì che si prendono al volo sostando sulle maggiori strade di traffico. Occorre dire all'autista dove si vuole andare e conviene pattuire un prezzo (che è più elevato durante il Fespaco in quanto quella settimana i tassì sono più richiesti). Di solito si divide il tassì con altri passeggeri che vanno nella stessa direzione.

Per viaggiare fuori di Ouagadougou ci sono gli autobus di varie compagnie. È bene evitare le meno care (a causa della inaffidabilità dei motori dei loro autobus) e prenotare in anticipo. Gli autobus sono generalmente abbastanza pieni in quanto la ferrovia, che potrebbe trasportare più passeggeri, è in un pessimo stato, più cara e con un servizio peggiore. 


Mentre sono al Centro Culturale Francese un giovane mi si avvicina. Vende collane. Iniziamo a parlare e parliamo a lungo. Anche lui vuole lasciare il Burkina per l'Europa. Questo sarebbe positivo per l'Europa che ha una bassa natalità, ma negativo per l'Africa a meno che egli non ritorni qui con nuove idee e nuove energie. Questo sarebbe un modo per cambiare le cose.

La pellicola a cui assisto nel pomeriggio è miserevole.

Di ritorno nella mia stanza noto un piccolo poster appeso in un angolo con queste parole:

… et le seigneur regarda notre travail.

Cela lui plu beaucoup.

Il demanda à voir notre salaire,

se retourna et se mit à pleurer.

… e Dio vide il nostro lavoro

e fu contento di ciò.

Poi si informò dei nostri salari

e allora si mise in disparte e iniziò a piangere.


28 Febbraio, Mercoledì

Deux films très emouvants de cineastes du Chad.

Ho iniziato a scrivere in francese e solo dopo la prima frase mi sono reso conto che stavo utilizzando una lingua diversa.
È proprio vero che la realtà non presenta confini delimitati e, certamente, non ci sono barriere culturali nel nostro cervello.

Noi, esseri umani, abbiamo generato o abbiamo accettato confini, separazioni, e questi hanno funzionato molto bene per coloro che sono al potere. Le delimitazioni più atroci e più assurde sono quelle che riguardano i territori. Il marcare un territorio e la sua assegnazione o appropriazione da parte di un padrone si chiama feudalesimo. Questo è il sistema sotto cui viviamo attualmente.

Potrebbe essere chiamato, più appropriatamente, macro-feudalesimo o statismo perché è basato su un potere feudale centralizzato molto grande noto come stato o stato nazionale.
Comunque, il modello è lo stesso del feudalesimo classico.

Per cui, lascia perdere alcune invenzioni ideologiche chiamate capitalismo, socialismo, liberalismo o simili fandonie. Siamo tutti immersi nel feudalesimo e nient'altro che feudalesimo.

Prima dell'inizio delle proiezioni (Tartina City di Serge Issa Coelo and Daratt di Mahamat Saleh Haroun) incontro ancora il giovane del giorno prima, quello che vendeva collane. Iniziamo a parlare e gli propongo di mettere alcune foto del suo artigianato sul mio sito web per fargli un po' di pubblicità. Non so che cosa ne verrà fuori ma è meglio che niente.

Vedrò se è capace, prima che io parta, di fornirmi l'informazione necessaria. Micro-aiuto, micro-assistenza, circolazione di micro-informazioni; forse c'è un futuro a questo riguardo attraverso il Web.

 


 

Seconda Settimana (1 - 7 Marzo 2007)

 


 

1 Marzo, Giovedì

Oggi sono di nuovo al Centro Culturale Francese per controllare la mia casella di posta elettronica. Trovo più di 250 messaggi, la maggior parte dei quali sono spazzatura.

All'interno e intorno al Centro Culturale c'è sempre un sacco di gente. Gli abitanti del Burkina Faso, come molti africani di lingua francese, hanno un rapporto di amore-odio con la Francia. È lo stesso rapporto che si potrebbe avere con un padrone che non piace ma che, nonostante tutto, suscita invidia, uno che respinge e che attrae al tempo stesso.

Nonostante tutti i discorsi anti-capitalistici o anti-imperialisti che gli intellettuali appiccicano agli Africani, qui in Burkina Faso o, per quel poco che ne so, a Ouagadougou, ci sono moltissime persone che sono finalizzate al fare i soldi e che sono disposte a commerciare con chicchessia. Se solo fossero lasciate libere di operare senza i controlli e le limitazioni soffocanti dello stato, esse trasformerebbero l'Africa nel continente più capitalistico della terra. Chiaramente capitalismo dovrebbe essere qui inteso come "libera iniziativa" e non, di certo, come il mercato truccato che noi abbiamo in Occidente o la cleptocrazia corrotta che loro hanno in Africa.

In Africa, molto più che altrove, lo stato è un flagello terribile e le persone sembrano incapaci di sbarazzarsene. La voglia di arricchirsi in fretta fa sì che molte persone intraprendenti accettino lo stato come la strada più rapida verso il far soldi, sperando soltanto di appartenere alla cerchia ristretta dei profittatori.
È un misto di illusioni, cinismo e pura follia.

Lo stato in Ouagadougou è visibile dappertutto. Anche qui, all'interno del Centro Culturale Francese ci sono soldati e poliziotti. Non c'è bisogno, a mio parere, di questa sorte di protezione, se non, forse, per far piacere agli ex-colonizzatori. In realtà, c'è più da avere paura  o essere apprensivi nei loro confronti che non della gente comune.

Uscendo dal Centro per andare in un luogo noto come "Cenasa" ho la stupida idea di chiedere la direzione a una persona in uniforme. Lui mi indirizza dalla parte sbagliata. Probabilmente non sapeva dove si trovasse il "Cenasa" ma si è sentito in dovere di rispondermi in qualche modo, anche in modo errato.

Al "Cenasa" presentano due documentari. Il primo, Requiem pour la revolution di Jihan El-Tahri (Egitto) tratta dell'intervento dei soldati Cubani in Angola durante gli anni '70 e '80.  L'altro, El ejido, la loi du profit di Rhalib Jawad (Marocco) presenta le condizioni pietose in cui vivono i Marocchini che lavorano in Andalusia (Spagna) in serre enormi, occupandosi della produzione di ortaggi che sono esportati in tutta Europa.

La sala cinematografica è un edificio moderno con molti condizionatori d'aria abbastanza grandi. Probabilmente non ce n'era bisogno perché, all'interno di una costruzione con un isolamento termico decente, non si sente il caldo afoso. Nonostante ciò, un falso senso della modernità (o contratti e tangenti appetibili) ha fatto sì che fossero installati. Si tratta di follia occidentale messa in pratica da Africani in Africa. Se qualcuno pensa che inquinamento e spreco siano problemi limitati all'Europa o al Nord America farebbe bene a cambiare idea.


2 Marzo, Venerdì

Il Film Festival è quasi giunto al termine.
Oggi presentano due film prodotti negli Stati Uniti che conto di andare a vedere con la  mia amica Marie. Queste pellicole non sono in gara.

Una è Blood Diamond di Edward Zwick, sul commercio di diamanti in Sierra Leone e la relativa terribile lotta per controllarlo. In una scena del film un anziano che vive in un villaggio dice: Siamo fortunati che qui non c'è petrolio altrimenti saremmo tutti rovinati.

Questa è la tragedia quando si dispone di risorse materiali ma non si ha la capacità morale e mentale di utilizzarle in maniera proficua per l'essere umano. Lo sviluppo richiede saggezza e onestà. Si potrebbe anzi dire che lo sviluppo consiste in saggezza e onestà. Il denaro non è affatto quel fattore decisivo che la maggior parte degli economisti vogliono farci credere.

Purtroppo, l'esistenza di un economista ruota intorno al denaro come argomento di studio e come modo di guadagnarsi da vivere. Forse è a causa di ciò che essi sono portati a pensare che tutto si basi sul denaro.
L'economista statale rappresenta, al giorno d'oggi, un flagello come lo era, in alcune realtà, il prete sanguisuga ai tempi del dominio temporale della Chiesa.


A proposito di economisti

"[Ma] perché gli economisti sono differenti? Ci sono due possibili spiegazioni. Una è che coloro che studiano economia sono esattamente come gli altri ma sono stati influenzati dalla teoria economica a pensare di dover sempre puntare al massimo di guadagno materiale. Le teorie materialiste hanno, dopotutto, una logica irresistibile e una esposizione continua ad esse può farle sembrare molto attraenti.

Un'altra possibilità è che gli economisti hanno, fin dall'inizio, una personalità tutta particolare. Se alcune persone nella popolazione sono, di natura, molto più materialiste, molto meno inclini alle emozioni rispetto agli altri, è facile immaginare che molti di loro saranno attratti dall'insegnamento dell'economia.

La mia impressione è che entrambi questi fattori giocano un ruolo."

(da, Robert H. Frank, Passions Within Reason, 1988)


La sera Marie ed io ritorniamo al centro del Fespaco e le guardie all'ingresso ci lasciano entrare con l'auto per parcheggiare. La mia amica  dice che lo fanno perché nell'auto c'è un bianco (che sarei io). Non lo so. Probabilmente ha ragione.

Qui le persone sono molto gentili con quelli che vengono da fuori senza peraltro essere invasivi. Non c'è la minima ombra dell'approccio insistente che c'era in India negli anni '80 quando non si poteva andare in giro senza essere fermati più e più volte.

Essere un giornalista straniero qui dovrebbe essere abbastanza facile perché molti parlano abbastanza liberamente della situazione. Non so perché è così difficile leggere un articolo interessante sulla gente comune in Africa e la loro vita di ogni giorno. I giornalisti scrivono solo su emergenze estreme. Inoltre, la maggior parte di loro sono così immersi in stereotipi riguardo l'Africa che un resoconto critico anti-convenzionale sulla vita di ogni giorno è molto raro da leggere.


3 Marzo, Sabato

Cerimonia di chiusura del Festival allo stadio 4 di Agosto.

Molta musica e, lentamente, la proclamazione e l'assegnazione dei vari premi per il miglior film, il miglior documentario, il suono, la fotografia e altri aspetti artistici e tecnici. Io avevo pronosticato il premio più importante per il primo film a cui avevo assistito, Il va plevoir sur Conakry, ma riceve solo il Prix du Publique. La giuria sceglie un regista Nigeriano, Newton Aduaka e il suo film Ezra.

Durante la cerimonia c'è la solita alzata in piedi generale per l'arrivo del presidente Blaise Compaoré. È incredibile quanto malleabili e imitative le persone possano essere. Questo aspetto rappresenta una componente della natura umana utile per una vita sociale senza contrasti. Al tempo stesso, in una società fatta di servi tutti uguali nessuno si farà avanti per proporre idee originali e modi di vita più soddisfacenti.

Una volta fuori dello stadio, mentre sto riflettendo su come tornare a casa, una coppia di Francesi mi propone di dividere il costo di un tassì. Ma appena si parte scopriamo che esiste un problema. La strada verso il Fespaco, dove io voglio andare, è chiusa perché il presidente deve passare con la sua schiera di cosiddetti dignitari.

Quindi l'arteria principale è bloccata per un lungo periodo solo perché il signor presidente deve andare a casa. 
A causa del blocco l'autista ci fa fare un giro incredibile della città e, alla fine, devo scendere in un punto che è addirittura più lontano dal Fespaco del punto da dove sono partito.

Questa è la vita sotto regimi e capi che usano il territorio come loro riserva personale.

Camminando verso il Fespaco noto ancora una volta che il traffico è spaventoso e l'inquinamento non solo si sente ma addirittura si vede.

Salgo su un altro tassì e non posso fare a meno di manifestare il mio pensiero al tassista. Gli dico: fra dieci anni, se le cose continuano a peggiorare, con un numero maggiore di automobili e di motorini, la circolazione si arresterà e le polveri inquinanti vi mangeranno i polmoni. A partire da quel momento la natura comincerà a fare il suo corso e le persone cominceranno a morire per malattie respiratorie o simili.

Ouagadougou è un fallimento urbano. Più il denaro arriva sotto forma di aiuti e più la situazione si deteriorerà. Qui è del tutto evidente che gli economisti al servizio dello stato hanno prodotto un disastro colossale. Dovrebbero essere considerati responsabili di ciò.

In un sogno perverso immagino la messa in atto di tre regole semplici ma abbastanza brutali. (Questo sogno è tanto più bizzarro da parte mia in quanto io non sono molto incline a imporre regole e, fondamentalmente, sono a favore della non-violenza). Ad ogni modo, le regole sono:

1.         Nessun economista statale può avere voce in capitolo in progetti di sviluppo.

2.         Se egli non rispetta la regola 1, dovrebbe essere confinato in un ospedale per matti.

3.         Se si ribella alle regole 1 e 2, allora dovrebbe semplicemente essere sparato.

(Nessuno si dovrebbe preoccupare, questo è solo un divertissement mentale)

Queste tre regole essenziali farebbero un gran bene alle popolazioni dell'Africa in generale. Successivamente tali regole dovrebbero essere estese ad altre categorie che interferiscono nella vita degli altri, in primo luogo tra questi, coloro che stanno al potere.


Blaise Compaoré

Blaise Compaoré si è installato al potere nel 1987 come capo della nuova giunta, dopo l'assassinio di Thomas Sankara. Uno dei primi atti del nuovo governo fu quello di aumentare i salari dei funzionari governativi.

Nel 1991 il Signor Compaoré decise che la democrazia doveva arrivare anche in Burkina Faso. (L'Unione Sovietica era recentemente scomparsa). Quindi indisse elezioni presidenziali. Il fatto è che lui era l'unico candidato e, dato ancora più interessante, il 72% dei votanti si astenne, tale era il livello di fiducia che essi riponevano nell'ex capitano Blaise Compaoré.

Il presidente Compaoré e la sua guardia presidenziale sono ritenuti coinvolti nell'assassinio del giornalista Norbert Zongo avvenuta nel 1998, oltre che nelle pratiche intimidatorie nei confronti dei mezzi di comunicazione come messo in luce dall'organizzazione internazionale Reporters without Borders.

Nell'anno 2000, una modifica alla costituzione simile a quella introdotta in Francia limita la carica presidenziale a due mandati ognuno di 5 anni. Nonostante ciò, nel 2007 Blaise Compaoré è ancora là, presidente del Burkina Faso dal 1991 al … giorno in cui le persone lo manderanno a quel paese.


4 Marzo, Domenica

Dimanche. Il Festival del cinema è adesso proprio finito. Oggi sarà una giornata del tutto tranquilla.

Mi alzo un po' più tardi, mi preparo la solita prima colazione e continuo con la lettura del libro sull'Africa. L'autore presenta alcune idee interessanti che dovrei riassumere nel mio diario.

Nel pomeriggio, mentre sto leggendo un libretto abbastanza terrificante sui possibili rischi alla salute per un viaggiatore in Africa (una guida Lonely Planet), la mia amica Marie arriva. Iniziamo a parlare di varie cose, soprattutto di famiglie, di relazioni, di figli e di quelli che si chiamano matrimoni interrazziali. Lei è un po' preoccupata riguardo a sua figlia che vive a Parigi e che potrebbe finire per sposare un uomo "bianco". Io le dico che quello che conta, soprattutto, per una relazione duratura è l'aver ricevuto entrambi una buona educazione. Con ciò ripeto quello che mio padre mi disse una volta e in cui credo ancora. Due persone provenienti da mondi culturali diversi ma con la stessa educazione all'onestà e alla cura reciproca possono vivere assieme molto bene e prosperare e godere al massimo dell'esistenza.

Dopo più di 2000 anni da Epitteto e dagli Stoici, noi siamo ancora lontani dall'essere umano cosmopolita che essi proponevano. Quello di cui manchiamo è un essere umano che non è né Francese né Italiano, né Bianco né Nero, né Cattolico né Mussulmano, ma, innanzitutto, umano, e solo dopo, tutto ciò che egli vuole essere o è nella realtà dal punto di vista del colore della pelle o della fede che professa. Tutto ciò accompagnato da un rispetto reciproco per tutto quello che altri esseri umani vogliono essere.

Questo non è chiedere troppo. Solo semplice buon senso e buona educazione.


5 Marzo, Lunedì

Prendo un tassì per andare a far visita a Marie all'IRD (Institut de Recherche sur le Développement) dove lei lavora. Il tassì raccoglie varie persone, una dopo l'altra, e siamo ora una piccola folla di 4 persone più il tassista. In una precedente occasione ho diviso il posto davanti con un'altra persona, per un numero totale di passeggeri pari a sei.

All'IRD inizio a leggere un libro sul Burkina Faso. Voglio conoscere meglio la storia del paese.

Nel pomeriggio Marie mi presenta una giovane donna francese che lavora all'Istituto da due anni. Quando lei mi chiede le mie impressioni su Ouagadougou, io sottolineo per prima cosa la poussière (la polvere) e la mancanza di alberi e di vegetazione. Per lei tutto ciò è inevitabile dato il clima secco.

Questo può essere vero. Però è anche vero che, al di là delle mura di confine di alcune abitazioni dove vivono persone probabilmente ricche e oltre i cancelli di banche e istituzioni internazionali si scorgono molti alberi e prati verdeggianti. Gli esseri umani giocano un ruolo più importante nella mancanza di alberi che non le condizioni geografiche o i vincoli naturali. 

È un peccato che molti Europei cadano di continuo in questa trappola di trovare una giustificazione per (quasi) tutto ciò che gli Africani fanno, anche quando si tratta di tagliare alberi e creare un deserto. La cosiddetta correttezza politica di persone che si ritengono progressiste ha offuscato le loro facoltà razionali. È anche vero che molte persone del posto hanno accettato di essere trattati come minorenni e questo conviene loro per scaricarsi dalle responsabilità personali. Il risultato è che le loro capacità restano molto limitate e la loro iniziativa personale quasi inesistente.

Più tardi dico a Marie che, una volta, prima di lasciare Ouagadougou, vorrei visitare la Biblioteca Nazionale. Per cui, alla fine della giornata, lei decide di condurmi là.

Entriamo con l'auto in un cortile con un piccola costruzione fatta di un pianoterra. Nella prima stanza c'è una piccola sala di lettura con alcuni giornali, meno di quanto se ne possano trovare in un negozio di barbiere in alcune città d'Europa. Ci sono un paio di lettori e alcuni biblotecari. Marie chiede del direttore. Il direttore tecnico è presente ma il direttore generale è momentaneamente fuori. Mentre ce ne stiamo andando, lui arriva in un auto guidata da un autista. Saluta Marie e ci invita nel suo ufficio che è in una stanza accanto alla cosiddetta sala di lettura.

All'improvviso la realtà appare chiara ai miei occhi. Questo è tutto. Questa è la Biblioteca Nazionale del Burkina Faso. Praticamente nessun libro, quasi nessun lettore, un po' di personale che fa poco o nulla. Questo è spreco di risorse all'Africana. Gli addetti hanno messo su un guscio vuoto che si chiama "Biblioteca Nazionale", solo perché una biblioteca nazionale esiste in tutti gli stati del mondo. Non importa che il guscio sia privo di ogni contenuto e non eserciti altra funzione se non pagare i salari a gente che non ha nulla da fare.

Quando andiamo via e io esprimo a Marie le mie impressioni e le mie conclusioni lei scoppia a ridere. Lei lo sapeva benissimo già prima di andare e voleva solo vedere la mia reazione, tenendo conto del fatto che assieme noi abbiamo visto alcune delle migliori biblioteche d'Europa, come quella della città di Ginevra.

L’état, quel dégât!


6 Marzo, Martedì

Ho iniziato a leggere un libro preso dalla biblioteca dell'IRD. È di un certo Marc Aicardi De Saint-Paul, ed è intitolato De la Haute Volta au Burkina Faso. A pagina 71 leggo:

"Comme pour un bon nombre d’états du tiers-monde, la santé de son économie dépend en grand partie de facteurs qui lui sont étrangers." ["Al pari di molti stati del terzo mondo, la condizione di salute della sua economia dipende in gran parte da fattori che non sono sotto il suo controllo."]

Qui abbiamo la solita litania assolutoria che ha guidato gli intellettuali di impronta statalista nei confronti dell'Africa e dei paesi cosiddetti sottosviluppati. È un punto di vista disastroso se consideriamo l'enorme responsabilità della maggior parte dei governanti statali africani nel creare scompensi nell'ambito delle loro economie, sperperando vaste somme di denaro e distruggendo ogni sorta di risorse una volta conseguita l'indipendenza. Il libro di Ayittey Africa Unchained è un serio e ben documentato atto di accusa contro questo tipo di ragionamento idiota.


Il politicamente corretto

Per mostrare un esempio di copertura delle responsabilità statali anche da parte di una organizzazione tutto sommato valida come Greenpeace, si legga la seguente affermazione apparsa nell'edizione della Primavera 2007 del loro foglio Connect:

"Frattanto, le tasse che le compagnie impegnate nello sfruttamento del legname sarebbero tenute a pagare per aiutare a costruire infrastrutture sociali come scuole e ospedali non raggiungono le comunità locali." ["Meanwhile, taxes which the logging companies are supposed to pay to help build social infrastructure like local schools and hospitals are not filtering down to local communities."]

Questo è linguaggio da Orwell 1984 nella sua forma più sofisticata. Alla fine rimaniamo con l'impressione che le compagnie non pagano le tasse e che non è colpa dei governanti statali se le infrastrutture sociali non sono costruite.

Un pezzo mirabile di spazzatura politicamente corretta.


Oggi i figli più piccoli di Marie ricevono il vaccino contro la meningite. Questo viene fatto gratis all'IRD. Lo stato non provvede a ciò. La qual cosa sarebbe accettabile se le persone non pagassero le tasse. Al contrario, qui abbiamo uno stato che non dà (quasi) niente in cambio di quello che prende. Considerando sole le imposte sulla benzina, arriviamo a un ammontare non indifferente per la cricca dominante. 

Leggo che, in un passato non molto lontano (1982) il 40% del bilancio dello stato del Burkina Faso era costituito da trasferimenti dallo stato francese. I capi si sono sempre aiutati a vicenda, scambiandosi favori, ma questo quasi mai si è tradotto in un vantaggio per la gente comune. In Africa governanti corrotti sono riusciti a mantenersi al potere, talvolta per decenni, contando sul sostegno finanziario degli stati occidentali o della ex Unione Sovietica.

È davvero ipocrita parlare di sviluppo e di democrazia quando, al tempo stesso, si destinano soldi a banditi come molti di coloro che sono al potere in Africa.
Forse solo con la bancarotta e la liquidazione dello stato in Occidente gli Africani saranno, a loro volta, liberi dai loro stati mafiosi che avranno allora perso i loro padrini.

Il conto alla rovescia per la scomparsa dello stato è già iniziato con la caduta del muro di Berlino e la dissoluzione dell'Unione Sovietica.
Ora è tempo di portare avanti l'opera fino a completamento.


7 Marzo, Mercoledì

Una giornata tranquilla all'IRD, passata a leggere articoli e a parlare con alcune persone.

Rientrando dopo il pranzo con Marie mi fermo all'entrata dell'IRD perché mi è stato detto che il presidente passerà con il suo corteo. Voglio vedere quante auto mobilizza questo autocrate solo per spostarsi da un posto all'altro.
Rimango in attesa per un po' ma non accade nulla. Deve aver preso un'altra strada.

Mentre sono all'esterno la persona che lavora al servizio di accoglimento dei ricercatori mi si avvicina e iniziamo a parlare. È una persona molto cordiale con idee molto chiare sulla situazione nel Burkina Faso. Se ci fossero molte altre persone come lui, l'attuale sovrastruttura politica avrebbe solo bisogno di una spinta ben congegnata per crollare come un castello di carta.

Lo stato non è affatto potente come si crede. Poggia solo sul mito che esso è necessario e indispensabile. Una volta che il mito scomparirà e le persone si renderanno conto che possono benissimo vivere e prosperare senza lo stato, lo stato stesso scomparirà, quanto meno come organizzazione monopolistica basata sulla forza.

Oggi ho terminato di leggere il libro di Ayittey.
Consiglio di leggerlo a stomaco vuoto perché viene voglia di vomitare leggendo del massiccio saccheggio che questi governanti Africani hanno perpetrato sin dall'indipendenza. Al giorno d'oggi, secondo l'Ayittey, molti paesi africani sono in condizioni peggiori rispetto al tempo della colonizzazione e dell'imperialismo dei bianchi. Questo dato è il capo d'accusa più terribile di 50 anni di governo indigeno basato sull'organizzazione statale che i neri Africani hanno ereditato dai bianchi europei.

Lo stato è una realtà aliena alle società Africane. Per questo motivo in Africa, più che altrove, il problema è rappresentato dal dominio statale. Non è il dominio bianco, o il dominio nero, o il dominio di qualsiasi altro colore. Il problema è il dominio statale, punto e basta.

 

Il fardello dell'uomo nero

"Se lo stato-nazione del periodo post-coloniale era diventato un catena che impediva il progresso, una visione che sembrava condivisa verso la fine degli anni '80 da un numero sempre più ampio di persone dotate di facoltà critiche, la ragione principale non poteva essere dubbia. Lo stato non era una forza di liberazione e di protezione dei cittadini, checché sostenesse la sua propaganda: al contrario, il suo effetto sostanziale era di limitare e sfruttare, oppure era semplicemente del tutto incapace di operare in senso sociale."

(Basil Davidson, The Black Man's Burden: Africa and the Curse of the Nation-State, James Curry, Oxford, 1992)

 


 

Terza Settimana (8 - 14 Marzo 2007)

 


 

8 Marzo, Giovedì

Oggi è la giornata della donna ed è festa nazionale qui in Burkina Faso.

Al mattino Marie ed io prendiamo un autobus e ci lasciamo alle spalle Ouagdougou con tutta la sua polvere e il so rumore. Direzione: Bobo-Dioulassa e poi un villaggio vicino Banfora.
Sono abbastanza elettrizzato del fatto che ci rechiamo in campagna.

Ho l'impressione che, mano a mano che ci allontaniamo da Ouagadougou incontriamo sempre più vegetazione. Quindi, non è tutto un deserto.
Sono abbastanza contento di ciò. Il rendere l'Africa un continente verde dovrebbe essere una delle priorità degli Africani.

Di tanto in tanto ci sono posti di blocco per il pagamento del pedaggio. Questo è un modo per estrarre denaro dagli agricoltori che portano i loro prodotti al mercato.

Verso le tre del pomeriggio arriviamo a Bobo-Dioulasso. La città, la seconda per importanza del paese, sembra, a prima vista, meglio organizzata di Ouagadougou e meno parassitaria.

Alle tre e mezza abbiamo da prendere un altro autobus: direzione Banfora. La corriera è piena di gente, e immagino che questo sia un fatto abbastanza ricorrente. Alcuni devono aspettare la prossima partenza. Non so perché sia difficile organizzare un sistema decente di trasporto, soprattutto quando c'è una domanda insoddisfatta, il che significa persone pronte e pagare per utilizzare il servizio.
Inoltre, il fatto che la ferrovia non funzioni in maniera efficiente costituisce, a parer mio, uno scandalo. Un treno potrebbe portare centinaia di passeggeri, a un velocità costante, con maggior conforto e minore inquinamento.

Un po' prima delle cinque del pomeriggio raggiungiamo il villaggio di Takaledougou. È un posto grazioso, con alcune casette e bancarelle lungo la strada e, verso l'interno, le abitazioni dove vivono le persone. Marie era preoccupata del mio soggiorno al villaggio perché non c'è elettricità, acqua corrente, servizi igienici che possano definirsi tali. L'ho rassicurata dicendo: non c'è alcun problema, sarà come fare campeggio in un luogo isolato.

Subito dopo aver fatto il giro del villaggio la mia mente non può fare a meno di pensare a tutta una serie di miglioramenti. Credo che dipenda dal fatto che il metodo scientifico (ricerca del problema, risoluzione del problema) è profondamente impiantato nel modo di pensare di molti occidentali. Per cui, se vediamo qualcosa che non raggiunge certi standards, quel qualcosa è assunto come un problema che deve essere risolto cercando un possibile rimedio nel più vicino deposito di dati, in questo caso il cervello.
Di certo le persone che vivono qui sono talmente abituate a questo ambiente che non vedono alcun problema e quindi non ricercano alcuna soluzione.

La sera, accompagnato dai ragazzi del villaggio vado a vedere danzare la gente che celebra la festa della donna. La musica è suonata molto forte. La maggior parte delle persone che ballano sono uomini.

Quando vado a letto nella mia capanna la musica mi segue e impiego un po' prima di addormentarmi.


9 Marzo, Venerdì

Al mattino sono svegliato dai galli con i loro assordanti chicchirichì ripetuti senza sosta. Mentalmente mi concedo il permesso di andare a strangolarli uno ad uno.

Più tardi scopro che la gente del villaggio è talmente abituata a ciò che non se ne accorge nemmeno più. È come il rumore delle auto in città. Non ci disturba più perché è diventato parte del nostro rumore ambientale.

Mi faccio la doccia che consiste in un secchio di acqua calda da spruzzare e versare su tutto il corpo. La sera precedente, quando ho fatto la prima doccia, ero così preoccupato di non sprecare l'acqua, che ho lasciato il secchio mezzo pieno. Per cui, alla fine, la mia amica Marie mi ha chiesto se mi ero davvero lavato. Il fatto è che è incredibile di quanta poca acqua c'è bisogno se solo facciamo estrema attenzione.

Quello che ancora non mi riesce di fare è andare a gabinetto. Il cosiddetto gabinetto è un posto chiuso coperto da una lamiera e con all'interno un buco ne terreno; non si può nemmeno fare la pipì all'impiedi perché non c'è abbastanza spazio in altezza.

Oggi il programma è di andare a Banfora in moto per vedere il terreno su cui Marie ed io speriamo di costruire una scuola se riusciamo a mettere da parte/trovare il denaro per finanziare il progetto. Scopro che è un posto splendido subito fuori città, con una bella vista sul fiume che è fiancheggiato da una fila di alberi. Mi aspetto davvero che saremo in grado di trasformare la nostra idea in realtà.

La strada dal villaggio a Banfora ha, da entrambi i lati, terreni coltivati a canna da zucchero. Nelle vicinanze c'è una fabbrica di zucchero che dà lavoro a circa 3000 persone. Il salario per tagliare la canna è, a quanto mi si dice, di 600 CFA al giorno (meno di 1 euro). Una bottiglia di birra qui costa da 350 CFA in su.

Mi viene anche detto che una parte di quello che gli agricoltori indipendenti producono va consegnata allo stato che poi li paga. Sembra che qui stiano ancora in attesa di ricevere il versamento per l'ultimo raccolto.

Quindi i lavoratori agricoli o ricevono una miseria o devono aspettare a lungo prima di essere pagati. Gli agricoltori qui, come nel resto dell'Africa, fanno parte degli sfruttati. Ayittey, nel suo libro, li chiama gli atingas. Ma lo sfruttamento assoluto è sopportato dalle donne che lavorano nei campi. La maggior parte di esse, di solito, sono doppiamente sfruttate: dai padroni statali (i politici) che le trattano da esseri inferiori e dai padroni domestici (i loro mariti) che contano su di esse per la maggior parte del lavoro fuori e dentro casa.

Ecco perché i cosiddetti progressisti occidentali, come Bob Geldof e Bono, che indirizzano risorse finanziarie verso i governi Africani e si associano con i governanti occidentali, sono i poveri idioti che agiscono per il mantenimento di queste situazioni ignobili.

Nel pomeriggio ritorniamo al villaggio dopo aver comprato un pallone al mercato. L'avevo promesso ai ragazzi il giorno prima. Sul tardi giochiamo tutti a pallavolo. I ragazzi urlano tutte le volte che qualcuno colpisce la palla e la mantiene in aria. C'è davvero bisogno di poco per essere tutti gioiosi. 

Quando più tardi vedo Marie, mi dice che, durante la nostra assenza, nel pomeriggio, la donna anziana, che è la madre di Jean (il marito di Marie) e che era la moglie del capo del villaggio, è rimasta seduta davanti alla porta della mia capanna perché non l'avevo chiusa a chiave e aveva paura che qualcuno potesse entrare e rubare qualcosa.
Che pensiero gentile! Viene da riflettere se davvero abbiamo sempre e dappertutto bisogno della polizia.
Per quanto riguarda il villaggio, non ci sono poliziotti tranne quelli sulla strada principale che fermano i contadini esigendo il pagamento del pedaggio. Più banditi statali che fornitori di sicurezza.

Di sera, dopo aver cenato sotto un albero di mango, i ragazzi ritornano a cantare e danzare, per Marie e per me. 

Poi è tempo di andare a letto.


10 Marzo, Sabato

Oggi, finalmente, sono pronto a superare la mia reticenza (chiamiamola così) nei confronti del gabinetto. È tutta una questione di abitudine. Comunque, una persona civilizzata dovrebbe essere un individuo abbastanza flessibile da adattarsi a tutti i costumi, tranne quelli che sono profondamente sconvenienti (disumani) o del tutto irrazionali.

Il programma del giorno è di andare a visitare "les cascades." Intanto, in attesa della vettura che ci porterà (Marie, due fratelli del marito di Marie ed io) sul luogo, rimaniamo seduti sotto il mango a chiacchierare. La conversazione si incentra soprattutto sulle relazioni tra moglie e marito. Scopro che, anche in Burkina Faso, ci sono non pochi tradimenti e scappatelle. Poi il soggetto diventa la stregoneria che, qui, è presa molto sul serio e accettata come un fatto reale. Io esprimo i miei dubbi ed è tutto quello che posso fare. Parliamo anche dell'economia locale e uno dei fratelli di Jean ci dice che vorrebbe mettere su un allevamento di maiali se non fosse per la mancanza di risorse. Gli chiedo quanto gli servirebbe per iniziare il progetto. Dopo una breve pausa risponde: 1 milione di CFA. È allora il mio turno di prendere un po' di tempo per fare i miei calcoli. Fa 1500 euro. Allora gli chiedo: saresti in grado di restituire questa somma entro un certo numero di anni se qualcuno te la prestasse? Quasi subito risponde di sì.
In tal caso, aggiungo, ti presterò il denaro.
È la mia prima esperienza di micro-credito.

Poco più tardi iniziamo la nostra gita verso le cascate.
Il luogo è incredibilmente bello. È una serie di cascate piccole e grandi, circondate da un magnifico scenario naturale.
Ci sono non pochi occidentali che fanno campeggi o che sono arrivati qui per passare la giornata. È davvero un posto che vale la pena di vedere. Non ha paragoni con altre cascate che conosco. 

Dopo le cascate andiamo al Lago Tengréla, costeggiando campi coltivati in maniera meravigliosa. Ci sono coltivazioni di riso, mais, canna da zucchero e alberi di mango dappertutto. Potrebbe essere scambiata per l'Europa nelle sue zone meglio coltivate. Allora, perché quei salari così ridicolmente bassi e l'assenza di servizi e attrezzature di base? Poi fai la connessione tra questa situazione e il palazzo che il presidente si sta facendo costruire a Ouagadougou (e tutti i palazzi e le follie del sua cerchia di sicofanti) e ti rendi conto dove vanno a finire le risorse.

La natura del problema in Africa non è economica ma politica (troppa politica) e etica (troppo poca etica).
La sola risposta: la rivoluzione dei contadini.

La sera, mentre mi sto facendo la doccia, ancora una volta mi trovo a pensare che la soppressione (metaforica) di tutti gli intellettuali e di tutti i politici rappresenta la condizione indispensabile perché gli Africani, specialmente coloro che vivono nelle campagne, possano godere i frutti del loro lavoro.

Quando si fa buio, sotto l'albero del mango, davanti alla mia capanna, i ragazzi tornano a cantare, come avevano fatto la sera precedente. È un bel modo di finire la giornata.


11 Marzo, Domenica

Questo è il mio ultimo giorno al villaggio.

Mi sono messo d'accordo con i ragazzi per una escursione a una pozza d'acqua nei dintorni.
Partiamo in gruppo verso le 10.30.

La vegetazione intorno a noi è lussureggiante. C'è sempre l'impressione di una estrema siccità a causa del colore rosso del terreno ma poi incominci a notare piccoli orti ricchi di ogni tipo di verdure e ti rendi conto quanto fertile è il suolo. Se a ciò si aggiunge la presenza di sole e acqua sai di essere in presenza di una combinazione straordinaria.

Una volta raggiunto lo stagno alcuni ragazzi si tuffano. L'acqua ha un colore scuro che non invita neanche a immergerci la punta di un dito, soprattutto dopo aver letto, nella guida di Lonely Planet, di storie di bagnanti che si sono presi terribili malattie infettive.

Dopo una breve sosta, continuiamo la nostra passeggiata per raggiungere una altura da dove possiamo vedere il villaggio proprio davanti a noi.

Mentre siamo all'ombra di una pianta iniziamo a parlare delle molte cose che si potrebbero fare al villaggio. A uno di loro che ha la passione per la meccanica e le auto suggerisco di far partire un servizio di tassì tra il villaggio e Banfora, la città più vicina. Il servizio, a mio modo di vedere, dovrebbe essere basato su orari fissi e il tassì dovrebbe partire anche se non ci sono passeggeri in un luogo perché essi potrebbero essere in attesa dall'altra parte del percorso.

Poi non so come, anche per gli altri mi viene di suggerire attività come agronomo o ingegnere idraulico.

Uno dei ragazzi nel gruppo rimane perplesso da quello che dico. In precedenza mi ha confidato che vuole diventare il capo del villaggio. Adesso sembra quasi che senta che se ognuno diventa un individuo indipendente, con un suo ruolo attivo, allora non ci sarà più posto per un capo.

Nel pomeriggio, mentre sono seduto a sorseggiare del the con Marie e alcuni dei suoi cognati, si presenta l'idea che potrebbero iniziare un progetto di eco-turismo o di turismo di scoperta. Individui di altri paesi potrebbero arrivare al villaggio e trovare alloggio in una capanna. Il cibo potrebbe essere preparato per loro a prezzi ragionevoli e i viaggiatori (pochi alla volta) potrebbero essere assistiti nella scoperta del luogo (le meravigliose cascate, il lago, le rocce di Sindou) e nello sperimentare la vita di un villaggio Burkinabé: niente elettricità, o acqua corrente, o gabinetto confortevole, ma cibo semplice e buono e simpatia e calore in abbondanza.

Per  molti occidentali che vivono in grandi città sarebbe uno choc salutare. Anche per le persone del villaggio sarebbe un utile choc, soprattutto se gli "ospiti" li stimolassero e, forse, mostrassero come fornire un servizio sempre migliore. Quello di cui gli Africani non hanno bisogno sono gli idioti bianchi, caritatevoli e politicamente corretti, che trovano una giustificazione per ogni cattiva condizione con la scusa dello sfruttamento selvaggio in passato e della povertà naturale nel presente.

Invece, quello che può rappresentare un contributo valido, almeno a mio avviso, sono esseri umani raziocinanti e dotati di spirito critico, con cui scambiare idee interessanti e suggerimenti utili. Spetterà poi alla gente del posto usare, modificare, adattare o rifiutare quello che emerge da questi scambi culturali.

Verso la quattro del pomeriggio Marie ed io salutiamo tutti e saliamo su un autobus sovraffollato in direzione di Bobo-Dioulasso.


12 Marzo, Lunedì

Bobo-Dioulasso è la seconda più grande città per numero di abitanti ma è superiore rispetto a Ouagadougou (o almeno così a me appare) in tutto il resto: meno polverosa, meno caotica, meno rumorosa, meno parassitica. È, nei fatti, un centro agricolo-industriale con un mercato molto vivace e ricco di colori.

La mia amica Marie è rientrata a Ouagadougou per alcuni giorni e io rimango nella casa che fu dei suoi genitori e dove adesso sta una sua sorella. Lei si prenderà cura di me in questi giorni. La costruzione ha un cortile interno dove ci sono gli ingressi agli alloggi di altre famiglie e dove avviene la preparazione del cibo e il lavaggio degli indumenti.

Nel pomeriggio, dopo aver riposato un po', inizio la mia scoperta della città. La strada che porta verso il centro è fiancheggiata da botteghe e da laboratori artigiani.
Raggiungo una rotonda che ha una statua in onore degli agricoltori. Meno celebrazioni e più fatti è la mia immediata reazione mentale.
Continuo a camminare e arrivo ad un luogo dove sono venduti in grandi quantità ortaggi di ogni tipo. L'abbondanza e i colori dei prodotti agricoli sono straordinari.

Proseguo fino a quando raggiungo una indicazione stradale che mi mostra la direzione del mercato. Il mercato centrale di Bobo-Dioulasso è un luogo incredibile. Dimentica Marrakech o altri mercati celebri che sono diventati solo vetrine o trappole turistiche. È tempo di scoprire nuovi posti e il mercato centrale di Bobo-Dioulasso potrebbe essere uno di questi. Qui puoi trovare quasi tutto ciò che viene prodotto al mondo.

Entro dalla parte dove sono esposti i tessuti, che non sono solo venduti ma anche tagliati e cuciti su misura.
Sono subito talmente preso dall'atmosfera che decido che questo mercato va fatto conoscere ad un pubblico più vasto. Così incomincio a raccogliere informazioni da alcuni venditori e chiedo materiale di pubblicità. Qui sotto elenco alcuni di loro:

Nouroudine Diallo, vendeur de Basin (a ribbed damask cloth) Brodé (a rich embroidered cloth) de toute qualité - hangar 2334, Entrée Diaradougou

Kante Chekul, Batiques (checkkan at(@) yahoo.fr)

Sore Boukary - Secteur E, Hangar 317 (sorebouka at(@) yahoo.fr)

Papa Tranquille, vente des objects d'arts Bogolan, Batiques, Bronze - Hangar 1390, Secteur E4

Spero davvero che ciascuno di loro aprirà ben presto un sito web per mostrare i suoi prodotti al mondo.

Dopo aver lasciato il mercato continuo a camminare verso un enorme edificio che scopro essere la cattedrale di Bobo, ma è chiusa. Allora la mia curiosità è attratta da un altro grande edificio che è la stazione ferroviaria. Uno spreco, attualmente, dal momento che il servizio ferroviario è spaventosamente cattivo.

Là mi si avvicina un giovane e iniziamo a parlare. Viene da Banfora e ora vive a Bobo facendo lavoretti vari, talvolta come guida turistica. Allora penso che dovrebbe essere coinvolto nel mio tentativo pubblicitario di far venire turisti a visitare questa città. Il suo indirizzo di posta elettronica è: hemamanul at(@) yahoo.fr e si può cercare di entrare in contatto con lui se si è qui e si vuole assistenza.

Si può anche contattare, per informazioni e assistenza, una signora molto simpatica, Mariam Koné, che vuole diventare una guida per i turisti che visitano la città. Il suo indirizzo di posta elettronica è: konemariam2008 at(@) yahoo.fr

Decido di invitare il giovane a bere una birra assieme e iniziamo a parlare delle molte opportunità che offre l'Africa, troppe per essere messe da parte se non fosse per la mancanza di fiducia in sé stessi e per l'assenza di forza di volontà in molte persone del luogo. Questo è quello che gli dico e lui rimane sorpreso delle mie parole. Mi confessa che non ha mai sentito un Europeo dire queste cose. Arrivato a questo punto so abbastanza bene che è così. Manifestare idee critiche e stimolare ad attività imprenditoriali e a miglioramenti è qualcosa che è adesso al di là dell'orizzonte mentale dell'Europeo medio che è vissuto per decenni sotto lo stato assistenziale.

La sera, davanti ad un'altra birra, parlo di tutti i miei incontri casuali del giorno con il cognato di Marie.
È stata una lunga giornata.
Mi sta davvero piacendo questo mio stare in Africa.


13 Marzo, Martedì

Oggi, dopo aver letto e scritto, come faccio di solito al mattino, mi sono messo a fare esercizi fisici sulla veranda, con lo sguardo rivolta verso il muro esterno. Dopo un po' mi sono reso conto che, dietro di me, due bambini stavano ripetendo tutti i miei movimenti. È straordinario assistere al processo di apprendimento per imitazione in pieno svolgimento.

Per il pranzo, la sorella di Marie prepara cuscus con pesce, condito con salsa di pesce. Un piatto delizioso. Poi ci sono le patatine fritte e alla fine del pasto un'arancia e una papaia. Scommetto che se rimanessi qui in Burkina Faso per alcuni mesi metterei su qualche chilo. In effetti non si vedono in giro persone malnutrite. Esse sono negli articoli dei giornalisti e come conseguenza di guerre civili.

(Detto per inciso, definire una guerra con l'aggettivo "civile" e una stupida trovata di stupidi storici più abituati a inventare storie cha a ricercare a fondo e presentare criticamente la storia effettiva).

Nel pomeriggio parto di nuovo all'esplorazione della città.

Raggiungo un punto e mi sento un po' perso riguardo alla direzione per la Grande Moschea. Un bambino mi si avvicina e quasi subito, molto timidamente, mi chiede di dargli 100 CFA, l'equivalente di 15 centesimi di euro. Gli spiego allora che non vedo il motivo di dargli del denaro non avendo io ricevuto nulla da lui. Non sarebbe uno scambio interessante. Qualcuno (in questo caso, io) sarebbe un perdente netto.

Allora gli chiedo di indicarmi la direzione per la Grande Moschea e lui si offre di accompagnarmi. Passiamo attraverso la città vecchia lungo un fiume quasi del tutto secco, dove, in alcuni punti, montagne di spazzatura sono state e continuano ad essere abbandonate. Questa sciatteria per quanto riguarda il vivere in un ambiente pulito mi stringe il cuore. Un po' di cura del luogo dove si abita non costerebbe molto e costituirebbe una differenza sostanziale.

Mentre stiamo attraversando la città vecchia qualcuno si avvicina a noi domandandoci un pagamento. Secondo lui noi dovremmo pagare un biglietto per accedere a quella zona. Siamo in presenza di un bullo, un piccolo delinquente. Probabilmente, a tempo debito diventerà un dipendente statale e sfrutterà e farà pagare le persone sotto la copertura della legge. Queste realtà sono la maledizione dell'Africa

Non mi stancherò mai di ripetere che, non è quello che gli Europei hanno portato via dall'Africa in termini di risorse che ha generato la sua arretratezza, ma quello che essi vi hanno lasciato, e cioè l'apparato statale, l'ideologia dello statismo, la burocrazia meschina, le frontiere inventate. Inoltre, l'assistenza finanziaria concessa ai governanti statali sin dall'indipendenza ha rafforzato e allargato la struttura dello stato e il suo potere di razzia. Lo Stato Mafioso domina in molte parti dell'Africa in collusione e con l'appoggio dei suoi padrini e ispiratori, gli Stati Europei.

È una alleanza contratta all'inferno e presentata al pubblico dei creduloni come "assistenza allo sviluppo".
Nella realtà dei fatti questa alleanza ha costituito, per decenni, la strada verso il sottosviluppo e l'arretratezza permanenti.

Quando arriviamo alla Grande Moschea, dopo aver detto al bullo di quartiere di togliersi di torno, il bambino che mi ha accompagnato mi fa da Cicerone e mi mostra il posto. Per cui, alla fine, ha fatto qualcosa per me e merita qualcosa in cambio, in base al meraviglioso principio della reciprocità. E gli do molto di più di quello che mi aveva chiesto all'inizio, ma adesso c'è una ragione valida per fare ciò.


14 Marzo, Mercoledì

Il giorno che ho visitato il Mercato Centrale, ho visto un batik che mi è piaciuto molto. Per cui sono di ritorno per acquistarlo.
Il mercato è un incredibile meandro di botteghe e viuzze e riesco a trovare il venditore (Kante Chekul) solo con l'aiuto di un ragazzo.

Ecco perché, quando arrivo a destinazione, suggerisco ai venditori che avevo incontrato la volta precedente di produrre una mappa molto semplice del mercato per i turisti che arriveranno in futuro, aiutandoli con ciò a trovare la direzione.

Poi compro quello che mi ero prefisso: un batik molto grande, tutto dipinto a mano che mostra un pesce che mangia un pesce che mangia un pesce …. Prezzo: 12000 CFA (circa 30 euro). Quando lascio il settore, il giovane che mi aveva mostrato come raggiungere il posto è ancora lì e io gli chiedo che cosa venda. Lui tratta in camicette dipinte a mano e allora gliene compro una per mia nipote.

Sulla strada verso casa mi aspettano ancora due incontri: primo, con un ragazzo che vende dei bei grembiuli per la scuola, e poi con un ragazzo che mi rivolge la parla. Vuole mostrarmi che cosa stanno facendo i suoi amici in un piccolo capanno ai bordi della strada. Uno di loro sta rimettendo a nuovo dei camici lunghi pressandoli con un bastone contro un pezzo di legno. Il tessuto di cotone su cui lui sta lavorando si chiama le bazin.

Nel capanno ci sono altri 5 ragazzi e io mi siedo con loro e iniziamo a parlare. L'argomento che è abbastanza comune tra di loro è: come cambiare vita cambiando posto dove si vive, e cioè emigrando in Europa o in America.
Io dico loro che l'Africa è la nuova vera America, se solo sono capaci di vedere e volonterosi di catturare le molte opportunità che esistono sul posto.

Nel mio girovagare nella città ho notato che ci sono molte case tenute male o abbandonate in luoghi abbastanza centrali. Al tempo stesso nuove case sono costruite nella periferia, il che significa che c'è un'effettiva richiesta di case. Per cui, suggerisco loro che potrebbero costituirsi in un gruppo volto al recupero delle case nelle zone centrali per poi venderli con un certo profitto. Loro mi dicono che non hanno il capitale iniziale. Io rispondo che se stendono un progetto ben fatto e lo presentano in giro, la relativamente piccola somma (5-6mila euro) necessaria per comperare la prima casa si materializzare di sicuro.

Come avviene di solito mi chiedono l'indirizzo di posta elettronica e quello dei miei siti web. Quello che loro vogliono, per ora, è un collegamento, una finestra aperta sul mondo esterno. Vedremo nei mesi a venire se qualcosa verrà fuori da questo incontro casuale.

La sera scambio alcune parole con il fratello minore della mia amica Marie. Lui è arrivato da poco con il suo camion; trasporta prodotti dalla costa verso l'interno. Parliamo di democrazia e libertà. Io sostengo che la libertà e il processo di liberalizzazione sono molto più importanti della democrazia, che è una parola ambigua usata per manipolare le persone ad esclusivo beneficio di una piccola cricca organizzata.

Lui mi risponde che la liberalizzazione potrebbe aumentare le disuguaglianze.

Dalle sue parole scopro che le idee false degli intellettuali occidentali hanno raggiunto anche questa parte del mondo, Per moltissimi intellettuali Europei la libertà è un rischio; meglio lasciare le cose come stanno, sotto il paternalistico dominio dello stato,altrimenti qualcuno potrebbe soffrire dall'introduzione di dosi "eccessive" di libertà di scelta e di movimento. A loro non interessa che milioni di persone potrebbero migliorare la loro situazione se solo lasciate libere di operare e che è parte delle loro legittime aspirazioni l'essere lasciate libere di operare.

Davvero spero che uno slogan che acquisti popolarità in questo inizio di millennio sia:

INTELLETTUALI DEL MONDO INTERO,TOGLIETEVI DI TORNO
(al più presto possibile).

 


 

Quarta Settimana (15 - 21 Marzo 2007)

 


 

15 Marzo, Giovedì

Per oggi ho in programma una visita al Museo di Bobo-Dioulasso.
Il Museo consiste di due stanze abbastanza grandi in cui sono presentati oggetti artigianali su alcuni temi quali la fertilità o il potere.
Ci sono anche oggetti della vita quotidiana come, ad esempio, sedie.

La raccolta è abbastanza piccola, con spiegazioni solo in Francese, scritte a mano su carta vecchia e l'inchiostro si è quasi scolorito. Potrebbero e dovrebbero fare meglio.

Fuori, nel cortile, ci sono due modelli di capanne: una costruita con terra rossa compressa e l'altra fatta di paglia. A mio parere, rappresentano la parte più interessante del museo.

Nell'ambito del museo c'è anche un venditore di maschere e di oggetti musicali di nome Kalifa Dembele con il suo negozietto. Lui si presenta come: fabricant d'instruments traditionels au Musée provincial du Houet. Vende anche tessuti dipinti a mano (tovaglie e tovaglioli).

Dalla lista che ha fotocopiato su mia richiesta vedo che vende, come strumenti musicali, Balafon (una tastiera a percussione simile al silofono) e Djembe (un tamburo di pelle d'animale che si suona con le mani). I prezzi per il Balafon variano a seconda del numero di lamelle. Lo strumento con 11 lamelle costa 6000 CFA (meno di 10 euro) mentre quello professionale con 25 lamelle costa 95000 CFA (intorno ai 150 euro).
Per il Djembe il prezzo è in relazione alla circonferenza. Quello molto piccolo costa 15000 CFA (circa 25 euro) e si arriva ai 30000 CFA (intorno ai 50 euro) per quello grande.

Se qualcuno vuole informazioni aggiornate sui prezzi degli strumenti musicali basta scrivergli a questo indirizzo: kalifa_dembele at(@) yahoo.fr

Nel pomeriggio la mia amica Marie ha organizzato una conferenza sull'AIDS (il SIDA) per conto dell'IRD. Si tiene in un Liceo.

Ci sono circa una cinquantina di studenti in un'aula abbastanza grande e quando la persona che illustrerà il tema entra, tutti si alzano in piedi. Rimango sorpreso da ciò. Non sono più abituato a questo tipo di comportamento riverente generalizzato. Parlando in termini generali, ho l'impressione che i giovani in Europa siano diventati adesso una categoria di persone che non hanno la più pallida idea che un tale comportamento cortese possa esistere da qualche parte nel mondo.

La conferenza è molto interessante, con parecchie domande da parte degli studenti. Qui l'accesso all'informazione sull'AIDS e a esami medici gratuiti sembra essere una pratica consolidata. Preservativi sono facilmente disponili in farmacia e ad un prezzo ragionevole (3 preservativi per l'equivalente di 1 meno di un euro). Anche le medicine per contrastare il virus sono disponibili a prezzi ridotti (5000 CFA al mese che equivale a circa 8 euro). Per i bambini fino ai 15 anni le medicine contro l'AIDS sono gratuite.

La consapevolezza e l'intervento di alcune organizzazioni attive in questo campo ha prodotto alcuni risultati.

Alla fine del dibattito vado fuori a esplorare l'area occupata dagli edifici scolastici. Il Liceo è frequentato da più di 2000 studenti. Le palazzine sono di due piani e sono costruite in mattoni rossi. C'è spazio a sufficienza per giocare a football e per praticare altri sport. Quello che manca, dal mio punto di vista, è una migliore organizzazione dei differenti spazi e un tocco di colore che potrebbe essere dato dal piantare fiori.

Ripeto quello che ho già detto molte volte: l'Africa potrebbe e dovrebbe diventare un giardino, un frutteto, un paradiso agricolo. Un'Africa pulita e rinverdita, questo dovrebbe essere l'obiettivo generale.


16 Marzo, Venerdì

Oggi c'è ancora una presentazione ad un altro gruppo di studenti. L'argomento è: eau douce, eau rare (acqua dolce, acqua rara). Sfortunatamente la persona che doveva fare l'introduzione si è ammalata all'ultimo momento. Ci sarà un sostituto che sarà però in grado solo di commentare dei pannelli espositivi che illustrano il tema. Il resto sarà lasciato al dibattito, sperando che le domande non siano troppo tecniche.

L'incontro ha luogo in un altro Liceo e, la cosa mi sorprende, anche qui la partecipazione è molto elevata. La discussione procede in maniera splendida. Le domande sono talmente tante che, dopo due ore di dibattito interessante e vivace, alle sette di sera, quando inizia a fare scuro, il moderatore decide che è ora di andare a casa.

Qui gli studenti, da quel poco che mi è capitato di conoscere, danno una impressione totalmente diversa da quelli in Europa. In loro non c'è un minimo segno di arroganza, noia, irriverenza. Al contrario, potrebbero sembrare forse fin troppo rispettosi.

Spero che nessuno di loro, o solo una esigua minoranza, sia attratto dalla fonction publique, che significa andare a lavorare per lo stato mafioso.

Prima dell'inizio della presentazione chiedo allo studente che è seduto accanto a me quanti anni gli mancano per finire il Liceo e mi risponde che l'anno prossimo dovrebbe conseguire il suo baccalauréat.
E dopo, quale sarà il suo futuro, gli chiedo.
Vuole andare nella capitale a studiare economia all'università.

La mia prima reazione è dire: lascia perdere la polverosa, rumorosa, inquinata Ouagadougou e rimani a Bobo che è una città molto più vivibile. E poi aggiungo, riferendomi alla sua scelta di studiare economia: sai che la scienza economica è afflitta da una crisi terribile, una cosiddetta scienza che manca di basi scientifiche ma si fonda sulle esigenze politiche della cerchia al potere. Non per nulla viene anche chiamata economia politica.

Il mio soggiorno in Africa mi ha rafforzato nella convinzione che gli economisti politici del mondo occidentale non hanno fatto altro che promuovere dipendenza e corruzione, protetti nelle loro stanze con l'aria condizionata, in hotel di lusso, attraversando i paesi nelle loro vetture dotate di aria condizionata, astratti dalla realtà locale e interessati solo ad essere ben pagati promovendo progetti giganteschi del tutto inutili ma funzionali per la cricche al potere. Essi sono uno dei più dannati gruppi di cialtroni che sono mai apparsi sulla faccia della terra. Spero che lo studente con cui sto dialogando non diventi uno di loro.

Esprimo tali mie impressioni a questo studente, anche se in un tono più soffuso, e le mie idee non gli sembrano strane. Alla fine ci scambiamo gli indirizzi di posta elettronica. Forse rimarremo in contatto. Internet è davvero uno strumento pratico potente per gli scambi e per il cambiamento.


17 Marzo, Sabato

Oggi ci sarà una riunione della mia amica Marie con le sue due sorelle, la più anziana e la più giovane, per discutere i preparativi della cerimonia di nozze del loro fratello minore (quello che trasporta merci con il suo camion). Il matrimonio avrà luogo alla fine del mese.

Le tre sorelle hanno caratteri differenti, ma tutte abbastanza forte.
La prima ha una personalità vivace, è divorziata, con cinque figli.
La più giovane ha quattro bambini e sta attraversando un periodo difficile con il marito.
In mezzo c'è la mia amica Marie, madre di quattro figli, anche lei con una personalità indipendente.

La conversazione inizia, metà in Francese e metà nel loro idioma etnico, motivo per cui non capisco tutto quello che dicono. Noto soltanto che il tono della voce sta raggiungendo un livello elevato negli scambi tra la sorella maggiore e quella  minore.

Tuttavia, non sono preparato per il piccolo dramma che si svolge davanti ai miei occhi, quando la più anziana, nella cui casa ci troviamo al momento, chiede alla più giovane di andarsene.

Non ci posso credere. Non posso credere a quello che sto sentendo.

Allora la più giovane si alza e fa per andarsene.

Devo agire immediatamente. Non posso rimanere come uno spettatore passivo mentre capitano queste cose. Per cui mi trovo di colpo nel difficile, e non cercato, ruolo di mediatore.

Per prima cosa vado dalla più giovane e la prego di non andarsene. Poi vado da colei che ci ospita e la prego di fare pace con la sorella. Le dico che spetta alla maggiore fare il primo passo, qualunque cosa sia successa.

L'atmosfera è un po' tesa. Nessuno vuole fare il primo passo di riconciliazione.
Alla fine la maggiore dice che lei chiederà scusa per aver voluto mandar via la sorella.
Adesso però è la volta della sorella minore di essere ostinata e rifiutarsi di fare la pace.

Potremmo essere nell'antica Grecia o nella Russia di Cecov o, come è il caso, nel Burkina Faso del 21º secolo, con l'eterno dramma delle tensioni familiari che emergono di tanto in tanto.

Alla fine anche lei recede dalla sua posizione e c'è un momento catartico quando un segno di reciproca accettazione viene scambiato.

Quindi la riunione può ricominciare e sarà una buona riunione, tenuta con un tono pacato della voce, utile e fruttuosa per via delle decisioni che sono prese.

Le persone qui non sono molto differenti dai miliardi di individui che popolano questo piccolo pianeta.

Come sottolineato da Henry Murray e Clyde Kluckhohn verso la metà del secolo scorso, noi siamo, per certi aspetti:

a.     come ogni altro

b.     come qualcun'altro

c.     come nessun altro

Comunque, anche se non ci sono differenze sostanziali nella natura umana degli abitanti della terra, c'è qualcosa che è tipico dei posti che ho visitato in Burkina Faso e che è come una cicatrice che ne deturpa il volto. Forse, se vivessi a lungo qui non la noterei più dopo un po'.

Il nome di questa cicatrice?

rubbish, garbage, ordures, spazzatura, immondizia, basura, abfall.

La trovi a montagne, dappertutto, e adesso ci sono anche i sacchetti di plastica nera che le persone usano per gli acquisti, gettati dappertutto, talvolta che volteggiano nell'aria.

Con la mia amica Marie andiamo a fare una passeggiata nel quartiere, entriamo in vari cortili e dappertutto vedo spazzatura non raccolta e acqua stagnante.

In un cortile mi viene offerto di bere la birra locale. Il posto è come una brasserie all'aperto. Con le persone che siedono da una parte mentre lì vicino i maiali stanno grufolando in mezzo al letame e alla melma.

Le mosche girano intorno alla mia ciotola di birra, pronte a condividerla con me.

Come può la gente vivere cosi? Come può essere che questa sporcizia disgustosa non li disturbi? Il fatto è che fa parte della natura umana abituarsi a tutto, ciò che è brutto e schifoso come ciò che è bello e meraviglioso.

Ad ogni modo, quello che mi colpisce è che in Europa continuiamo a parlare di sviluppo economico quando l'assoluta priorità dovrebbe essere quella di eliminare tutta questa immondizia in maniera appropriata e metodica, per poter vivere in un ambiente pulito e salutare. Il resto seguirà.


18 Marzo, Domenica

Oggi è arrivato il momento di lasciare Bobo-Dioulasso e di ritornare a Ouagadougou.

Mi ricorderò con una punta di nostalgia i giorni passati a Bobo, al mattino, la colazione con il the e le frittelle del posto sulla veranda, e poi le passeggiate in città e gli incontri casuali. La sera c'era l'abitudine di avere insalata verde, pomodori, avocado, e talvolta cuscus, e pesce e banane fritte. Avevo spinto tutti a lasciare perdere la carne di bue e a diventare un po' vegetariani. Le persone qui sono così gentili che fanno di tutto per compiacerti, anche modificare le loro abitudini alimentari.

Quasi tutte le persone che abitano nella corte vengono a salutarci quando prendiamo il tassì diretti alla stazione.

Sulla corriera, durante il viaggio, un rilievo casuale della  mia amica Marie mi colpisce come un fulmine, come se, per caso, avessi forse trovato una spiegazione a un problema che ha occupato una parte dei miei pensieri per settimane.

Le stavo dicendo che, contrariamente a quello che mi aspettavo, non ci sono molte zanzare in Burkina Faso. Si può essere punti in maniera più severa e più fastidiosa in alcune parti d'Italia durante l'estate. Lei mi risponde che ci sono più zanzare durante la stagione delle piogge. Poi aggiunge un dato prezioso: la pioggia che cade su montagne di spazzatura crea degli spazi umidi dove insetti e zanzare proliferano.

Eureka! Illuminazione! La spazzatura favorisce la installazione e la moltiplicazione delle zanzare che pungono le persone iniettando il virus della malaria (paludisme). Organizza la raccolta della spazzatura e si ridurrà enormemente (se non del tutto) la diffusione della malaria (che dovrebbe essere chiamato virus da cattivo ambiente più che da cattiva aria).

Siamo tornati nuovamente al problema della pulizia dell'ambiente.

Se ciò è vero, allora non abbiamo bisogno di pastiglie contro la malaria esageratamente care, non c'è bisogno di un vaccino contro la malaria. In ogni caso, chi vorrebbe essere vaccinato per continuare a vivere in maniera abbastanza sicura in mezzo agli escrementi e alla spazzatura.

In Ouagadougou ho visto persone che sorseggiavano le loro bibite sedute a pochi passi da un a condotta d'acqua a cielo a aperto ricolma di immondizia. È come chiedere di avere il piacere di subire un'iniezione di malaria tutte le volte che qualcuno viene a sedersi in un bar come quello.

Per quanto mi riguarda, non ho mai letto, in maniera chiara ed esplicita, di questa connessione tra sporcizia e malaria. Forse non è politicamente corretto farla.

Arriviamo a Ouagadougou con il cielo coperto da una nube di aria calda e polverosa. Detto sinceramente, questa città non mi piace. Per fortuna ci devo rimanere solo alcuni giorni.

La sera ho una discussione interessante con due ragazzi mandati da Marie a portarmi un limone per la mia gola infiammata. Come al solito la conversazione scivola sulla corruzione dello stato e sulla mancanza di libertà (liberalizzazione nel linguaggio corrente).

Più tardi, dopo che se ne sono andati, mi si delinea l'idea che ci sono tre grandi "puttane" in questo malaffare che si chiama sviluppo del terzo mondo:

1.     gli economisti politici ( gli intellettuali: la mente che manipola)

2.     i governanti politici (lo stato: la pancia che divora)

3.     i fornitori di assistenza (le NGO che, più che essere non-governmental organizations sono, assai spesso, no good organizations: lo spirito che addormenta)

Con questi soggetti, ognuno di loro che giustifica e fa da copertura all'altro, è improbabile che gli Africani emergano come protagonisti della loro vita. Per cui noi dovremmo cercare di metterli fuori gioco in modo da far partire nuovamente la storia dell'Africa.


La filantropia dispotica e corruttiva

"Bisogna avere una predisposizione alla carità, come per qualsiasi altra cosa. Per quanto riguarda il Fare-il-Bene, questa è una delle professioni più affollate.

Spesso il povero non è così infreddolito o affamato quanto sporco e vestito di cenci e volgare. Questo fa parte del suo modo di vivere, e non dipende soltanto da cattiva sorte. Se gli si dà del denaro, forse comprerà con esso altri stracci.

Ci sono migliaia di persone che tagliano i rami del male rispetto a uno solo che colpisce alla radice del male, e può essere che colui che accorda maggior tempo e denaro ai bisognosi è colui che contribuisce maggiormente, attraverso il suo modo di fare, a produrre quella miseria che egli si sforza in vano di alleviare."

"La filantropia è quasi la sola virtù che è sufficientemente apprezzata dall'umanità. Eppure, è parecchio sopravvalutata; ed è il nostro egoismo che la sopravvaluta."

"Non stare ad essere uno che sovrintende ai poveri, ma cerca di diventare uno delle persone più valide al mondo."

(Henry David Thoreau, Walden. 1854)



19 Marzo, Lunedì

Da quando sono tornato a Ouagadougou ho notato che il cielo non è più di un colore blu come alcune settimane fa e il sole è un po' offuscato. Stiamo per arrivare al periodo più caldo dell'anno e l'inquinamento aumenta la sensazione di mancanza d'aria.

Sono venuto qui dall'Inghilterra immunizzato contro qualsiasi possibile malattia, con pastiglie per la malaria e la diarrea, con un sacco di creme e spray contro le zanzare, ma la sola cosa che avrei dovuto portare davvero ma che non ho preso per ignoranza personale e mancanza di preavviso medico è una mascherina contro l'inquinamento dell'aria.

Per questo motivo rientrerò in Europa con la gola infiammata e un po' di tosse stizzosa come se avessi fumato un pacchetto di sigarette al giorno. Per cui, il mio consiglio, e che se qualcuno ha in programma di rimanere in una grande città in Africa e di esplorarla a lungo a piedi, e quello di mettere nel bagaglio una o più mascherine protettive: non occupano molto spazio e potrebbero essere più utili di quanto si immagini.

Nell'intera Ouagadougou non c'è, per quanto mi risulta, un solo strumento per registrare il livello giornaliero di inquinamento. Nessuno sa, nessuno interviene, a nessuno forse interessa.

Una volta la mia amica Marie mi ha spiegato che il sistema di potere poggia sulla cooptazione. Se un oppositore emerge e diventa un po' forte, viene immediatamente soddisfatto dal potere corrente e accolto nella cricca dominante.  In questo modo cessa di essere un oppositore e diventa un sostenitore.
Ecco perché non c'è nulla da attendersi dalla politica. Quello è il canale più improbabile per cambiare la situazione presente.

Verso l'una Marie ed io andiamo a mangiare in una vicina cafeteria.

Ancora una volta noto l'incredibile lentezza del servizio e il fatto che le cameriere sembrano quasi incapaci di qualsiasi iniziativa. Non sanno come far fronte ad una richiesta che si allontani anche solo minimamente dal menu. Se chiedi di avere il riso ma senza la salsa sono completamente perse. La mente flessibile e accomodante sembra essere un lusso per molte persone, anche in Europa, ma in questo specifico caso mostra una mancanza a cui ho raramente assistito.


20 Marzo, Martedì

Oggi sono di nuovo all'IRD alla ricerca di libri sull'élevage du porc. Quando ho promesso di prestare una somma di denaro per l'allevamento dei maiali ho detto anche che avrei cercato anche delle informazioni utili per mettere in piedi e organizzare un porcile In questo modo spero che il fratello di Jean, che sarà il gestore dell'iniziativa, non metterà i porci troppo vicini alle abitazioni e li terrà puliti e in buono stato.

Qui sono diventato talmente ossessionato dal problema della pulizia ambientale che sto iniziando a pensare che questo sia il vero nucleo del problema. Ammetto che parlare di sviluppo socio-economico risulta più nobile e grandioso che non discutere di spazzatura e della sua raccolta ed eliminazione. Ma non dovrebbe essere così.

Il fatto che non sia l'assenza di denaro (risorse finanziarie) che rappresenta l'ostacolo principale allo sviluppo mi viene ricordato ancora una volta da ciò che apprendo riguardo alle cerimonie per un matrimonio o un funerale.
In quelle occasioni la gente e disposta a scialacquare una quantità di risorse che apparirebbe incredibile alla maggior parte di noi.

Per il funerale di un capo di villaggio (certamente, una occasione speciale) le persone del luogo uccisero più di trenta buoi. Considerando che un bue costa, in Burkina Faso, l'equivalente di circa 150 euro, questo significa che non meno di 4500 euro sono stati impiegati per una cerimonia di addio, senza contare le altre spese relative all'evento (riso, birra, polli, ecc.). Insomma, abbastanza capitale da far partire una qualche attività cooperativa nel villaggio.

Durante la pausa pranzo, Marie vuole mostrarmi il Museo Nazionale del Burkina Faso. Il museo si trova su una vasta superficie di terreno ed è composto da quattro edifici niente affatto alti: due per le mostre, uno per l'amministrazione e l'altro usato come rivendita di oggetti per il visitatore.
Data l'ora (due del pomeriggio) noi siamo i soli in visita.

All'ingresso della palazzina in cui sta l'amministrazione Marie chiede di una persona che lei conosce e che si occupa in questo periodo del museo (l'attuale direttrice è in congedo temporaneo).

Siamo condotti in una stanza piuttosto grande dove, allungata su un tavolo immenso, la persona che stiamo cercando è distesa a sonnecchiare. Ci sono altre persone che sonnecchiano nella stanza. Il portinaio batte con le nocche della mano sul tavolo per svegliarla. Io sono un po'imbarazzato dalla nostra intrusione in questa sorta di 'dormitorio al lavoro'.

Ad ogni modo, dopo uno scambio di frasi tra Marie e la donna, la nostra visita inizia. È quasi subito chiaro a me che, sotto il grandioso nome di Musée National du Burkina Faso non c'è molto da vedere. Una stanza con alcune maschere e un'altra che presenta la vita quotidiana di un gruppo etnico del paese. Secondo la mia amica Marie ci sono gli stessi oggetti che c'erano all'inaugurazione del museo alcuni anni fa, senza nuovi oggetti o miglioramenti di alcun genere.

Sono anche stupito dal fatto che il museo è all'interno di un vasto spazio recintato e nessuno ha pensato di trasformare il terreno in un giardino coperto da piante e vegetazione. È rimasto solo un albero e sotto la sua ombra il personale del museo parcheggia l'auto. Per il resto è come un deserto sotto un sole bruciante. È un deserto fisico che rivela anche la presenza di un deserto mentale e morale.

La sera sono invitato con Marie da suo fratello e sua moglie. Sono una coppia interessante e la discussione vivace. Sono un po' sorpreso e deluso che essi credono ancora, abbastanza fermamente, nel ruolo dello stato come motore dello sviluppo e produttore di organizzazione. Comunque, non dovrei essere troppo sorpreso perché questo è quello che molti in Europa ancora credono (ed è la ragione principale del suo continuo declino). Forse, quando lo stato francese o quello italiano o quello inglese andranno a pezzi, negli anni a venire, il mito dello stato crollerà di colpo come è accaduto per l'Unione Sovietica.

Allora gli Africani si libereranno di una oppressiva zavorra mentale e materiale.


21 Marzo, Mercoledì

Oggi lascio l'Africa nera, il Burkina Faso, Ouagadougou.

Ho il volo per Parigi e poi quello per Milano, ritornando alla cosiddetta civiltà occidentale.

Troverò il solito confuso preteso progresso, l'atteggiamento di compiaciuta soddisfazione da parte di così tante persone che non si accorgono di vivere in una società che sembra non abbia più nulla da offrire in termini di idee e azioni.

L'Europa è un corpo morto, ossificato, un ancien regime dal quale dovremmo distanziarci. Non mi sono sentito Italiano in passato ed ora non mi sento nemmeno Europeo. Lasciamo che tutte queste idee di bandiere e radici e sovranità e appartenenze asfittiche vadano all'inferno che è il loro posto.

Il mio volo Air France arriva con quasi un'ora e mezzo di ritardo. Le persone addette allo smistamento del bagaglio impiegano una eternità a farci arrivare le nostre valige. Perdo il volo per Milano. Il personale dell'Air France è del tutto indifferente alla cosa, come se non fosse colpa loro. Probabilmente questa è la loro prassi.
Devo passare un giorno a Parigi. Una coda enorme solo per acquistare il biglietto del treno che mi porterà in centro. E poi il rumore, il caos.

Questo vecchio continente, in cui vivono persone ancora attaccate alle idee obsolete di identità nazionali, di controlli alle frontiere, dello stato come un benefattore, idee che purtroppo impongono a tutti; questa vecchia marcia Europa che ha dato al mondo ideologie totalitarie e governanti assassini, è in visibile costante declino.

Significherà questo un futuro luminoso per le persone che vivono in Africa, libere da tutti i padroni e da vecchie nozioni?

Lo spero proprio.

 


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